di Jakub Stanislaw Golebiewski*

Filippo e Gianni (nomi di fantasia) sono due papà separati di Brescia e, in merito alla vicenda del padre separato di Roncadelle rimasto barricato in casa col figlio, riprendono le parole del Procuratore Capo, Dott. Prete, che inducono certamente una riflessione. Al di là del gesto paterno “dissennato”, sarebbe interessante comprenderne le ragioni affinché si possa tentare di curare il problema a monte, prevenire, prima che dolore e disperazione possano prevalere e portare un genitore a compiere gesti incontrollati.

Cosa ha portato questa persona a compiere un gesto profondo e traumatico di cui fosse ben consapevole delle conseguenze, ossia dell’arresto e della perdita del figlio?

Potremmo portare la nostra esperienza personale e quella di molti altri papà separati facenti parte dell’universo associazionistico fatto di disperazione; siamo certi che cambierebbero solo le modalità narrative ma tutti abbiamo vissuto, più o meno, le stesse situazioni come conseguenza di una cultura basata sulla maternal préférence che preferisce sempre e comunque la madre nell’affidamento dei figli minori.

Anche questa è discriminazione; eppure noi uomini, papà, siamo dotati di sentimenti, di passioni, viviamo coinvolti, come è giusto che sia, dalle emozioni che non sono diverse da quelle materne; gioiamo, piangiamo e soffriamo per i nostri figli e spesso per loro siamo disposti a tutto. Moltissimi di noi subiscono “violenza”; in alcuni casi, rari, quella fisica; molto più frequentemente quella psicologica fatta di ricatti, false denunce, minacce che fanno leva sui figli per azzerare completamente la responsabilità genitoriale paterna.

Ci viene impedito di vederli, di frequentarli, di chiamarli; ci viene impedito di costruire un progetto genitoriale, di poter vivere accanto a loro da co-protagonisti e non da semplici finanziatori; sempre più padri separati chiedono di essere maggiormente presenti nella vita dei figli superando tutti i pregiudizi legati alla figura maschile e paterna.

Solo chi è allenato, per cultura, professione, per struttura genetica riesce ad affrontare, seppur con difficoltà, le situazioni umilianti, persecutorie, strazianti cui siamo sottoposti. Ma chi ne soffre di più, chi è davvero vittima sono i figli. E se la bigenitorialità, quella sana che mette al centro l’interesse dei figli minori nel rispetto delle figure genitoriali, fosse davvero l’elemento centrale per il sistema affidi, tutto si svolgerebbe semplicemente in funzione della necessità di un simmetrico lavoro di cura e sostegno per il bene degli stessi, oggi più che mai visti come soggetti e non oggetti di diritto.

Una coppia può sfaldarsi, cambia la natura del loro “patto”, ma mai le nuove regole separative devono incidere sulla corretta crescita della prole. Il sistema non è qualificato, di questo ne siamo certi; ci sono magistrati delle sezioni famiglia di troppi Tribunali che abdicano importanti responsabilità, come ad esempio l’ascolto dei minori delegando continuamente tale importante istituto ai Ctu (Consulenti Tecnici d’Ufficio), nonostante la Cassazione, in più occasioni e recentemente con l’ordinanza n. 9691/2022, abbia stabilito diversamente.

Oppure ci sono troppi professionisti impreparati che, con mezzi illeciti e approfittando delle vulnerabilità del sistema, chiedono senza alcun motivo prelievi coatti di bambini per collocarli in case famiglia nelle quali hanno interessi personali; oppure gestiscono direttamente, in qualità di presidenti o legali rappresentanti, associazioni per la promozione degli affidi.

Un vero e proprio pantano alla luce del sole fatto di conflitti di interesse in nome del Dio denaro che ben poco ha a che fare con il bene dei bambini. E spesso in tutto ciò sono i padri a farne le spese; cancellare la figura di un genitore, volere il suo annientamento, più spesso economico, è la vittoria di Pirro, di certo è la sconfitta del futuro della classe dirigente del nostro Paese. Abbattere le discriminazioni affinché vicende come quella di Roncadelle accadano il meno possibile è un impegno che la magistratura e tutti noi tutti abbiamo l’obbligo di assumerci, incondizionatamente.

*Presidente Associazione Padri in Movimento, Roma

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