Un tweet di Pierluigi Bersani e la foto di Benito Mussolini scomparirà da Palazzo Piacentini, sede del ministero dello Sviluppo Economico. Un caso che si allarga subito dopo, quando il presidente del Senato Ignazio La Russa, che non ha mai fatto un passo indietro riguardo alle sue idee, definisce come “cancel culture” quanto accaduto. Tutto è iniziato quando l’ex ministro ed ex segretario dem ha rilanciato un’indiscrezione riportata dalla giornalista di La7 Alessandra Sardoni negli scorsi giorni, provocando la marcia indietro del Mise: “Mi giunge notizia che al Mise sarebbero state esposte le fotografie di tutti i ministri, Mussolini compreso. In caso di conferma, chiedo cortesemente di essere esentato e che la mia foto sia rimossa”, ha scritto sui social Bersani, che guidò il ministero per quasi due anni tra il 2006 e il 2008 durante il governo Prodi.

Poco dopo la conferma di Sardoni, la prima a dare la notizia durante una diretta, la scorsa settimana, di Diario Politico, lo speciale di Tg La7 condotto da Enrico Mentana in queste settimane che stanno portando alla formazione del nuovo esecutivo. Nella foto appesa al Mise, ora guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti, è ben visibile il ritratto del dittatore fascista seguito da tutti gli altri ministri di epoca repubblicana. “La foto di Mussolini al Mise? Se è un problema la togliamo – ha risposto Giorgetti intercettato dai cronisti a Montecitorio – Ci stanno tutti i ministri, ahimè Mussolini è stato il primo ministro delle Corporazioni”.

Così al ministero dello Sviluppo Economico è toccato fare marcia indietro. “Quest’anno cade il 90esimo di Palazzo Piacentini, sede del ministero dello Sviluppo economico inaugurato il 30 novembre 1932 – sottolinea il Mise in una nota – Le iniziative per celebrare l’edificio in ottica culturale e storica sono iniziate con inaugurazione della mostra Italia geniale, una nuova edizione del volume orbicolare e la galleria dei ministri, dove c’è anche la foto di Benito Mussolini, ministro delle Corporazioni nel 1932″. Quindi l’inversione a ‘U’ e la decisione di togliere il suo ritratto: “Per evitare polemiche e strumentalizzazioni, la foto di Mussolini sarà rimossa”.

E infine una precisazione: “Si ricorda che il ritratto di Mussolini è anche a Palazzo Chigi nella galleria dei presidenti del Consiglio”. Polemiche terminate? Macché. La Russa – che nella sua abitazione qualche anno fa mostrava con orgoglio le statue del dittatore fascista a una troupe televisiva – rilancia: “C’è anche al ministero della Difesa, c’è scritto anche al Foro italico”. E poi la provocazione della seconda carica dello Stato: “Che facciamo ‘cancel culture’ anche noi?”, si chiede il presidente del Senato usando il termine diffusosi nel 2017 per indicare le moderne forme di “boicottaggio” e ostracismo verso riferimenti storico-culturali ritenuti moralmente negativi o socialmente deprecabili.

Numerose le prese di posizione in ambienti sindacali e di sinistra. La Funzione pubblica Cgil parla di “un inquietante fatto”, definendolo “gravissimo” e “deplorevole”. Il sindacato chiede quindi di fare “chiarezza” e annuncia di non “tollerare nessuna possibilità di resuscitare fenomeni di apologia fascista, denunciando senza remore chiunque possa macchiarsi di reati simili, fosse anche un ministro della Repubblica”.

Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra, si rivolge a Giorgetti: “Se non ci arriva, provo a spiegarglielo anch’io: la foto o il ritratto di Mussolini per quello che rappresenta nella storia degli italiani, al ministero dello Sviluppo economico non ci deve stare – afferma – La giustificazione che viene portata è che la foto del Duce del fascismo è anche a Palazzo Chigi? Male, molto male. Si colga l’occasione allora per toglierlo anche da lì”. Mentre il senatore dem Dario Parrini definisce “incaute” le parole di La Russa: “Si tratta di un’immagine non presente da sempre a Palazzo Piacentini ma messa lì adesso, per i 90 anni dall’inaugurazione dell’edificio. Non è questione di ‘cancel culture’. È questione di decenza”.

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