La questione delle riserve di gas resta in cima all’agenda politica in vista dell’arrivo dell’inverno. Al fianco delle rassicurazioni per esempio del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani sul fatto che le scorte sono sufficienti (“E, anzi, stiamo esportando”) ci sono anche gli avvertimenti di Franco Bernabè, ex ad di Eni e ora presidente di Acciaierie d’Italia, una figura molto vicina al presidente del Consiglio uscente Mario Draghi, suo estimatore e a sua volta stimato da Palazzo Chigi. “Adesso – spiega in un’intervista alla Stampa – stiamo godendo di un periodo di grazia eccezionale. Fa caldo e c’è un eccesso di gas ma tutto è destinato a finire appena cambierà la situazione climatica” dice. “Capiremo quanto soltanto tra gennaio e febbraio, il momento in cui il fabbisogno di metano è massimo – aggiunge il manager – Gli stoccaggi che abbiamo correttamente riempito non basteranno e ci vorrà un flusso continuo dall’estero: però il gas russo non ci sarà”. Il ragionamento del supermanager si basava ovviamente sullo stop dei flussi di gas dalla Russia attraverso l’Austria durato dal primo ottobre fino a oggi, quando Gazprom ed Eni hanno trovato un accordo per far riprendere i trasferimenti di metano. Ma la questione resta in bilico. E il ragionamento resta valido, dunque.

“Il problema vero è che non esistono soluzioni nel breve periodo – sottolinea -. Possiamo solo ottimizzare le disponibilità di metano nel corso dell’inverno con una strategia di razionamenti che minimizzi i danni: ma serve un piano estremamente dettagliato in modo da tutelare i servizi essenziali“. Come “ospedali“, “residenze per anziani – sottolinea – Andranno tutelate anche le famiglie, in particolare al Nord, dove fa più freddo”. Secondo Bernabè: “Occorre immaginare un piano per rimodulare la produzione delle industrie che hanno catene interrompibili – propone – Se poi non sarà necessario attuarlo tanto meglio, ma intanto ci saremo preparati. Senza un piano ci troveremo nelle stesse condizioni in cui ci siamo trovati all’inizio della pandemia: impreparati a gestire l’emergenza“.

E quindi la partita sul prezzo del gas sembra quasi non essere più attuale: “È ridicolo pensare a un tetto sul gas russo che oramai non c’è quasi più. Occorrerebbe dare mandato all’Unione europea di negoziare il prezzo del gas per tutti, come si era fatto per i vaccini, ma non vedo una grande voglia di andare in questa direzione. La verità è che è stata proprio l’Ue a smantellare il sistema dei grandi approvvigionatori che avevano garantito per decenni disponibilità e prezzi competitivi del metano. Negli anni Ottanta e Novanta l’assetto del mercato era molto più solido: in Europa c’era una grande produzione interna di gas e le forniture dall’estero erano gestite da tre o quattro grandi compratori che erano in grado di negoziare da posizioni di forza con Gazprom o con l’Algeria“.

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