Le due palazzine del Vallone di Senigallia isolate da quattro giorni e immerse dentro un lago artificiale “nato” dall’esondazione del fiume Misa. Da quella sera le tre famiglie che vivono negli edifici sono costrette a restare in casa e anche un’evacuazione non sarebbe così facilmente praticabile. Il problema è il campo attiguo agli edifici che li divide dal letto del fiume e la denuncia arriva da uno dei residenti bloccati: “Qui attorno si è allagato tutto perché il sistema di drenaggio realizzato tanti anni fa non ha funzionato – spiega Roberto – Una serie di canali e un sistema meccanico pronto ad attivarsi per far defluire l’acqua, ma l’enorme massa di fango venuta giù ha di fatto bloccato tutto. Si è formata questa laguna di acqua sporca e stagnante. Quattro giorni così, con tutto ciò che ne consegue: cattivi odori, zanzare, ratti morti. Poco fa un vigile del fuoco è venuto a sincerarsi della situazione, mi ha rassicurato, qualcuno interverrà, ma intanto siamo ancora isolati”.

Venerdì scorso, il giorno dopo la seconda alluvione in otto anni lungo la martoriata valle del Misa, il lago sembrava quasi precedente alla costruzione degli edifici: il vialetto d’ingresso all’area condominiale dalla statale Arceviese era impraticabile, con l’acqua quasi al livello della strada: “Ci hanno detto di tenere duro e aspettare un intervento di soccorso”, aveva detto Roberto quel giorno. Lunedì pomeriggio il livello dell’acqua era sceso un po’, ma per entrare nelle case era necessario un paio di stivali alti e attorno galleggiava davvero di tutto. Nel frattempo Roberto e gli altri inquilini hanno accatastato all’imbocco del vialetto privato tutto il materiale andato distrutto: “I mobili e gli oggetti contenuti nei piani bassi delle case sono stati aggrediti dall’acqua, non è rimasto più nulla. Viviamo tutti al primo o al secondo piano, il fango qui non arriverà, ma vorremmo poter liberamente uscire di casa”. Storie di quotidiana umanità nelle frazioni del Misa devastate dalla colata di fango. Il Vallone si trova a una dozzina di chilometri a est, verso Senigallia, rispetto a Pianello d’Ostra dove ci sono state delle vittime. Tre, in particolare, sono morte dentro il garage condominiale.

Erano scesi sotto per recuperare le auto quando l’ondata di piena li ha sorpresi non dando loro scampo. I corpi sono stati recuperati poche ore dopo. La tragedia di quel palazzo poteva contare una vittima in più: “Questione di secondi, se c’avessi messo un minuto in più a uscire da quella trappola sarei rimasto lì sotto con gli altri. Cosa mi ha salvato? L’essere stato sbrigativo nelle operazioni – racconta proprio davanti all’imboccatura di quel garage maledetto Claudio Olivi – Mentre scendevo la rampa del garage condominiale l’acqua stava già tracimando dentro. Ricordo la concitazione mia e degli altri tre inquilini (Diego Chiappetti, Giuseppe e Andrea Tisba, padre e figlio di 25 anni, ndr), le urla di incoraggiamento a fare in fretta. Il mio garage è quello più in fondo, il più lontano, ma ripeto, nel giro di pochi secondi l’ho aperto, sono salito in macchina e sono scappato fuori. Se non avessi subito imboccato la strada in contromano l’ondata mi avrebbe travolto e sarei morto anch’io. La macchina l’ho portata più in alto, lontana dal fiume e fino a mezzanotte, dalle nove di sera, non è stato possibile tornare a casa. Una volta lì ho scoperto la tragedia e visto i corpi dei miei vicini, uno strazio”.

Nello stesso stabile, a piano terra e vicino al garage, quella sera c’era anche un settantenne. L’uomo si è salvato e soprattutto non si è accorto di nulla: stava dormendo e l’acqua entrata nella sua casa ha sollevato il letto fino al solaio, ma lui ha continuato a dormire. Fino a quando, dopo mezzanotte, i soccorritori sono entrati in casa e lo hanno trovato disteso a letto, ma per fortuna non era morto. Mentre la comunità si appresta a seppellire le sue vittime (i primi funerali fissati già per mercoledì), la procura di Ancona va avanti nel suo lavoro d’indagine dopo aver aperto il fascicolo contro ignoti per omicidio colposo. I colleghi della procura di Urbino hanno aperto un’altra inchiesta per inondazione colposa. Dopo il blitz in Regione sabato scorso, lunedì poco dopo le 9 i carabinieri forestali sono piombati nel Comune di Ostra dove, appunto, ci sono state 4 delle 11 vittime sinora accertate nella zona colpita dal maltempo la notte del 15 settembre. I militari sono arrivati per acquisire documentazione utile alle indagini. Tra le carte si cercano eventuali documenti relativi a lavori disposti per la manutenzione dell’asta fluviale del Misa, se sono stati fatti e come, o se non sono stati fatti. L’acquisizione della documentazione prosegue in contemporanea anche negli altri Comuni interessati dall’alluvione, in particolare a Barbara, Ostra Vetere e Senigallia.

I forestali sono anche a caccia della documentazione legata all’assetto urbanistico e ai piani regolatori. Una questione che tocca da vicino, nel corso degli anni, le concessioni e le autorizzazioni edilizie in zone potenzialmente poco sicure garage interrati, appartamenti a livello del terreo o semi-interrati. Una buona parte degli edifici travolti dal fango sono della metà del secolo scorso, alcuni sono stati ristrutturati, ma poi ci sono quelli nuovi, datati a cavallo tra la fine degli Anni ’90 e il primo ventennio del Duemila. Gli stessi carabinieri forestali stanno appunto cercando eventuali abusi, condoni e via discorrendo. I militari sono andati avanti per tutta la giornata e così sarà nei prossimi giorni. I carabinieri del Nucleo Investigativo sentiranno anche, a sommarie informazioni, tecnici e personale preposto alla salvaguardia del fiume, e cominceranno a sentire la popolazione alluvionata. Sempre a Pianello d’Ostra lunedì mattina è arrivato in visita il vescovo di Senigallia, Francesco Manenti. Parole di speranza per chi ha perso tutto e per i familiari delle vittime, parole di sdegno per le istituzioni: “Quanto è accaduto giovedì sera non è normale, lo dirò anche nelle sedi opportune. Chi deve fare la propria parte la faccia per intero, senza delegare sempre le responsabilità, questi palleggi per allontanare le colpe succedono troppo spesso e così non va bene”.

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