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Reggio Emilia, due operai sospesi per aver mangiato scarti di mortadella: “Non abbiamo rubato nulla, avevamo solo fame”

La decisione è stata presa dal gruppo Gruppo Veronesi, presenti sul mercato con i marchi Aia e Negroni. Gli operai al Resto del Carlino: "E' un comportamento che è sempre stato tollerato in azienda. I distributori automatici di cibo non bastano per tutti". Ora l'azienda ha quindici giorni di tempo per decidere se adottare altri provvedimenti disciplinari o riammettere gli operai al lavoro
Reggio Emilia, due operai sospesi per aver mangiato scarti di mortadella: “Non abbiamo rubato nulla, avevamo solo fame”
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“Chiedo solo di poter tornare a lavorare e di non essere punito per due fette di mortadella“. Due operai sono stati sospesi per aver preso e mangiato alcune fette del salume destinate allo scarto. L’episodio si è verificato a Reggio Emilia, in un’azienda del Gruppo Veronesi, cui sono riconducibili i gruppi Aia e Negroni.

Uno dei due operai, intervistato dal Resto del Carlino, ha dichiarato: “Abbiamo agito in buonafede, tutto alla luce del sole pur sapendo della presenza delle telecamere”. Dopo che sono spariti soldi e oggetti di valore dagli armadietti negli spogliatoi, l’azienda ha infatti deciso di installare alcune telecamere di sorveglianza che hanno ripreso i due operai mentre mangiavano “un pezzo di gnocco” farcito con il salume preso tra quelli destinati a essere scartati.

Si tratta di un atteggiamento che “è sempre stato tollerato in azienda, altrimenti dovrebbero sospendere tutti”, ha continuato l’operaio. Ora i due lavoratori rischiano il licenziamento e hanno impugnato le lettere di sospensione dal lavoro, chiedendo la riammissione. Il Gruppo Veronesi dovrà rendere nota la sua decisione entro quindici giorni. Nel frattempo, l’operaio si è difeso: “Non abbiamo rubato nulla, avevamo solo fame durante il turno dato che i distributori automatici di cibo non bastano per ottanta dipendenti e al pomeriggio sono già vuoti”.

L’azienda si è difesa facendo sapere che “gli alimenti consumati dai lavoratori coinvolti nella vicenda non erano scarti della produzione, bensì intere confezioni di prodotti a tutti gli effetti destinati alla successiva commercializzazione. La vicenda verrà chiarita nelle competenti sedi, in esito alle procedure previste dalla legge”.

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