“Per le cartelle in essere: “saldo e stralcio” fino a 3mila euro per persone in difficoltà“. Il programma di Fratelli d’Italia non lascia spazio a dubbi e smentisce Giorgia Meloni, che durante il confronto in diretta con il segretario dem Enrico Letta ha negato la presenza di condoni fiscali nell’agenda del centrodestra in caso di successo alle urne. Se l’accordo quadro con Berlusconi e Salvini si limita a citare “pace fiscale” e “saldo e stralcio”, il documento che porta sul frontespizio una grande foto della Meloni entra nel dettaglio. E propone una riedizione della “pace fiscale” concessa dall’esecutivo gialloverde nel 2019, che consentiva di mettersi in regola pagando solo una piccola percentuale dell’importo del debito senza sanzioni e interessi: l’esatta definizione di condono. Un’operazione poco meno generosa rispetto a quella varata nel marzo 2021 dal governo Draghi, che ai contribuenti con redditi fino a 30mila euro ha cancellato tout court le cartelle fino a 5mila datate 2000-2010, anche se ancora esigibili. Il presidente del Consiglio uscente l’ha giustificato con la necessità di svuotare il magazzino della Riscossione, cosa che non è accaduta.

Torniamo al programma di Fdi, più dettagliato dell’accordo quadro del centrodestra che comunque prevede sia la pace fiscale sia il saldo e stralcio mentre non contiene la parola “evasione”. Nel documento che porta sul frontespizio una grande foto della Meloni non c’è solo il colpo di spugna sulle cartelle fino a 3mila euro “per ogni singola imposta”, come chiarito dal vice responsabile del dipartimento Imprese e Mondi produttivi del partito Lino Ricchiuti, e con un limite di reddito non specificato. Per importi superiori si consentirebbe il “pagamento dell’intera imposta, maggiorata del 5% in sostituzione di sanzioni e interessi, e rateizzazione automatica in 10 anni”, senza tetto al reddito. Lo sconto sulla cifra dovuta sarebbe sostanziale, considerato che gli interessi di mora sono ora pari al 2,68% annuo a cui vanno aggiunti un 4,5% annuo sulle somme il cui pagamento è stato rateizzato o sospeso e un 30% di sanzione amministrativa sull’importo non versato. E la rateizzazione automatica ha dimostrato di essere una garanzia di disincentivo al pagamento: come ricostruito da ilfattoquotidiano.it a fine giugno, con le varie rottamazioni e stralci varati negli ultimi sette anni il fisco ha recuperato non più di un terzo delle cifre inizialmente previste, perché chi aveva accettato di mettersi in regola a rate a un certo punto ha smesso di versare il dovuto.

Insomma: i numeri dimostrano che queste operazioni non sono mai “win-win” – il contribuente fa pace con l’erario che incassa almeno una parte del maltolto – come sostengono le forze politiche che le propongono. Si tratta comunque di scelte che sottraggono all’erario risorse ingentissime. E nel lungo periodo, come la Corte dei Conti si affanna a ripetere ogni anno, l’aspettativa che ci sia sempre un condono alle porte non fa che disincentivare il versamento dei tributi nei termini previsti e alimentare la tendenza all’evasione fiscale che in Italia è un fenomeno di massa. Esattamente il contrario di quel che l’Italia si è impegnata a fare con il Recovery plan, in base al quale la dobbiamo ridurre del 15% entro il 2026. Nel valutare se l’obiettivo è stato raggiunto la Commissione Ue terrà conto dei valori relativi al 2024: ci sono meno di due anni. Certo non aiuterebbe a procedere in quel senso la messa in atto di un’altra delle promesse di Fdi, l’innalzamento del limite all’uso del contante. Secondo Bankitalia, all’innalzarsi del tetto aumenta anche la quota dell’economia illegale.

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