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Una pubblicità sul duomo di Genova mi ha fatto riflettere sulla parola tradimento

Una pubblicità sul duomo di Genova mi ha fatto riflettere sulla parola tradimento
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Vivere è tradire e tradirsi. Consegnare e tradire camminano assieme e non da oggi. Se tradire, dall’etimologia latina, significa ‘consegnare al nemico’, allora il tradimento è costitutivo della nostra vita. La tradizione, mentre consegna ‘tradisce’ ciò che è tenuta a trasmettere alle generazioni prossime e lontane.

Sulla facciata, in restaurazione, del duomo di San Lorenzo di Genova, ad esempio, accanto alla zona autentica della cattedrale c’è una larga parte coperta da un telo che ne raffigura la parte in riparazione. Un’area non piccola della facciata stampata sul telone, porta una grande foto sulla quale, accanto ad un cuoco e due signore, compare la scritta ‘Ti insegniamo a dimagrire mangiando, abbonati su: ecc ecc’.

Nulla da eccepire sul messaggio e il suo contenuto mentre non altro verbo si dovrebbe usare per commentare il luogo sul quale la pubblicità è apparsa: tradire. Certo chi ha contribuito a finanziare l’opera non l’ha fatto gratuitamente e in fondo il fine giustifica i mezzi. Almeno così appare a prima vista per chi legge il messaggio affisso sulla facciata della cattedrale genovese. La tradizione è un tradimento.

Accade anche e soprattutto per la Costituzione della Repubblica italiana. Fondata sul lavoro, affida ai cittadini la loro piena sovranità e ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli. Esclude la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Tradire, come detto sopra, significa ‘consegnare ai nemici’. Essi, non da oggi, sono molti e sono i nemici della pace e della giustizia.

Stiamo passando alle generazioni che ci sono state affidate, la preziosa eredità di parole frutto dalla sofferta resistenza al ventennio fascista. Sono state in fretta tradite dalle scelte politiche degli anni che gli hanno succeduto. Il Bene Comune, infatti, preziosa eredità delle varie anime che hanno condiviso l’epoca delle Resistenza, si è gradualmente trasformato nella dittatura delle minoranze aventi il potere finanziario. Fiancheggiati e venduti ai politici con mezzi di persuasione compiacenti, il tradimento si è gradualmente fatto strada con l’appoggio esterno del potere spirituale, connivente.

Dal tradimento delle parole scaturisce quello dell’ambito politico. Esso si vorrebbe, appunto, come l’espressione del ‘discorso’ che mette al suo centro un progetto di società aderente ai dettati suggeriti dalla Costituzione.

Ecco perché, a pochi giorni da un momento elettorale particolarmente delicato, l’astensione probabile di molti cittadini dal voto, esprime sfiducia e rifiuto di questa forma di fare politica. Si tratta infatti non tanto di ‘fare’ politica ma di ‘essere’ la politica che si vorrebbe creare. Questo l’insegnamento, tra gli altri di don Lorenzo Milani, di Giorgio La Pira e dei padri costituenti. Il tradimento dei contenuti portanti delle ‘Attese della povera gente’, come scrisse La Pira, è difficilmente perdonabile dagli elettori che assistono, allibiti, alla gestione della politica come ’Attesa dei ricchi e abbienti’!

Essi saranno tutti quanti processati e tra loro anche quella parte del popolo che si è lasciata sedurre, con abituale noncuranza dalla false promesse dei mercanti di parole che hanno nel frattempo prosperato. Il processo è già cominciato. Il tribunale sarà composto dai traditi e da tutti coloro i cui nomi erano già stati scritti sulla sabbia e sulle onde del mare.

Padova, settembre 2022

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