Secondo JP Morgan se le sanzioni energetiche dovessero aumentare il prezzo del petrolio raggiungerebbe i 380 dollari. Ucraina più inflazione: quanta responsabilità dell’amministrazione Biden c’è nell’attuale crisi finanziaria europea e italiana?

Il destino imminente di una crisi globale apre un ragionamento sull’Italia e sul fatto se possa sopravvivere economicamente. Quando Biden è entrato in carica l’atmosfera era straordinariamente ottimista, perché in molti elogiavano i nuovi “ruggenti anni Venti” di crescita accompagnati dai mercati azionari che continuavano a battere record. Ma alla vigilia delle elezioni di midterm e di quelle politiche italiane ecco che a guidare le analisi e le previsioni sono l’inflazione alle stelle, i disordini sociali e lo spettro di una recessione globale.

L’Italia sta affrontando infatti la più forte turbolenza dalla seconda guerra mondiale e, mentre la Commissione Europea ha raccomandato a tutti i membri dell’Ue di ridurre del 15% il consumo di gas, ecco che la crisi economica ed energetica in Italia sta diventando una grave minaccia con l’avvicinarsi del prossimo inverno. Secondo le ultime previsioni i consumi possono essere ridotti solo del 7%, anche con l’aumento delle forniture dall’Algeria e da altri paesi. Di contro il numero uno dell’Agenzia spaziale europea (Esa) Josef Aschbacher ha avvertito che i danni economici causati da ondate di caldo e siccità potrebbero sminuire la crisi energetica dell’Europa e ha chiesto un’azione urgente per affrontare il cambiamento climatico.

Il principale esperto mondiale di economia e cambiamenti climatici della Columbia University, il professor Jeffrey Sachs, continua ad avvertire il mondo che ogni giorno in più in cui si protrae il conflitto in Ucraina, il carico economico ed ecologico aumenta esponenzialmente: per questa ragione parla della necessità di ricercare la pace.

Quando Papa Francesco, che ha condannato con forza l’aggressione russa fin dal primo giorno, definisce “follia” la nuova corsa agli armamenti mette il dito sulla vera ferita: destinando più risorse alle armi si toglie potere di acquisto per altre esigenze come quelle sociali ed economiche legate ad alimenti sempre più costosi. Il papa ha ricordato che la guerra in Ucraina ha distolto l’attenzione dal problema della fame nel mondo e ha chiesto aiuti alimentari urgenti alla Somalia.

Il rischio che la reazione dell’amministrazione Biden a questo scenario porti a una guerra di logoramento che durerà anni è dietro l’angolo, anche perché a poco serve incolpare la pandemia che sta ancora devastando le catene di approvvigionamento globali e l’invasione russa dell’Ucraina.

L’Europa potrebbe pagare il prezzo più alto di tutto ciò anche perché le sanzioni che sono state progettate per spingere il Cremlino a ritirarsi dall’Ucraina hanno avuto un effetto contrario: l’economia russa sta resistendo molto meglio delle attese, tanto che gli economisti stanno ora rivedendo le loro previsioni con JP Morgan che ridurrà la loro “prevista contrazione in Russia al 3,5% quest’anno dal 7% che si aspettavano a marzo”. E’ questo il passaggio che si intreccia con i destini dell’Italia, visto che l’attuale scenario è dannoso per molti settori commerciali dello stivale. Un’indagine dopo due mesi di guerra ha mostrato che il 94% degli italiani si oppone all’invio di armi in Ucraina. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ritiene che con la recessione e la crisi energetica Putin è riuscito a “scendere con le spalle al muro, in soli cinque mesi”.

Inoltre mentre la crisi morde, il divario tra l’opinione pubblica e la narrativa politica del mainstream in Europa sembra ampliarsi. A chi spetteranno i ruoli chiave nel governo dopo le elezioni di settembre toccherà anche ridurre la spesa e una vera corsa d’armi è l’ultima cosa che possiamo permetterci. In questo contesto le iniziative per la pace e la ricerca di una soluzione diplomatica della crisi ucraina apparirebbero pragmatiche. L’approvazione delle iniziative di Biden ha raggiunto i minimi storici dalla sua elezione e molti pensano che i democratici perderanno la maggioranza almeno in una delle camere a novembre.

Per cui al fine di frenare l’inflazione evitando una profonda e lunga crisi globale dovrebbe finire l’era della spesa sociale generosa iniziata nel 2020, anche perché il combinato disposto fra il taglio delle spese e le tasse, mantenendo i tassi di interesse il più bassi possibile, comporta ovviamente una sorta di ritorno all’austerità, ma potrebbe forse essere l’unica via d’uscita dalla trappola della stagflazione globale.

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