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Crisi climatica, per le assicurazioni gli eventi metereologici sono un mercato da almeno 140 milioni annui. Ma l’auto non è sempre salva

Il valore della macchina è un fattore da non dimenticare: decresce rapidamente con il passare del tempo e nessuna copertura può superare il valore del mezzo se non addirittura una percentuale dello stesso. E poi c'è la franchigia. Oltre a una serie di cavilli da individuare bene prima di sottoscrivere
Crisi climatica, per le assicurazioni gli eventi metereologici sono un mercato da almeno 140 milioni annui. Ma l’auto non è sempre salva
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Dopo il solleone e il caldo record, puntualmente sono arrivati la grandine e gli uragani. Manca solo la pioggia di pietre. Lo sanno bene le compagnie di assicurazione che hanno moltiplicato anche le polizze per le auto esposte alle intemperie. E lo scorso anno hanno venduto quasi 7 milioni di coperture per i danni da maltempo, che di solito vengono vendute insieme alle garanzie per atti vandalici e tumulti politici, mentre i danni pagati hanno avuto un costo medio di circa 2.500 euro.

Il costo della polizza a seconda della compagnia e dalle tutele offerte, per una piccola utilitaria varia dai 20 ai 150 euro. Quindi, sempre includendo atti vandalici e tumulti politici, si tratta di un mercato da minimo 140 milioni di euro. Un piatto ricco, insomma, per chi vende. Ma per chi compra, l’automobilista, il gioco vale la candela?

Innanzitutto bisogna vedere la franchigia che solitamente si aggira sui 500 euro. Poi c’è il valore del veicolo che decresce con il passare degli anni: la questione non è secondaria visto che per alcune compagnie il risarcimento dei i danni causati da grandine non potrà superare il 30% del valore dell’auto e comunque non può superare il valore del veicolo.

Poi c’è evento atmosferico e evento atmosferico e non tutti sono ammessi: alcune polizze indicano con grande precisione quali sono i disastri naturali che vengono coperti, altre precisano che “non sono coperti i danni da allagamento provocati solo da precipitazione atmosferica” o escludono dal computo “terremoti, eruzioni vulcaniche, maremoti, alluvioni, allagamenti, slavine, valanghe”, includendo solo uragani, trombe d’aria, grandine e frane. In ogni caso tutti i disastri ambientali vanno provati. Alcune assicurazioni chiedono che sia l’assicurato a fornire una prova dell’evento con articoli di giornale, una dichiarazione scritta da parte delle autorità locali o, ancora, la conferma da parte dell’osservatorio meteorologico più vicino.

Con il cambiamento climatico, si sta assistendo ad un aumento degli eventi atmosferici, e più in generale naturali, che causano danni crescenti alle persone, alle case e anche alle auto e agli altri veicoli. Questo fatto, però, secondo l’Ania, la Confindustria delle Assicurazioni, non si tradurrà automaticamente in un aumento del prezzo della copertura assicurativa contro tali rischi, in quanto le persone sono sempre più informate dei cambiamenti in corso.

Gli automobilisti, è il ragionamento, possono avvertire in misura crescente, pertanto, l’esigenza di garantire anche i mezzi di trasporto contro i danni da eventi naturali in aumento. Paradossalmente, pertanto, il cambiamento climatico potrebbe favorire la consapevolezza dell’utilità di una copertura assicurativa specifica e far aumentare il numero degli assicurati in modo proporzionale o più che proporzionale rispetto al maggior numero di eventi dannosi. Ne dovrebbe conseguire una stabilità o addirittura una diminuzione dell’attuale livello medio dei prezzi di queste polizze.

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