Adenovirus 41? Sars Cov 2 magari combinato con l’adenovirus? Le domande su cosa inneschi l’epatite acuta che in alcuni casi ha portato alla morte e altri al trapianto di fegato, non hanno ancora risposte come certificato due studi pubblicati entrambi il 13 luglio scorso sul New England Journal of Medicine. I casi analizzati sono 15 in una ricerca e 44 in un altro ed entrambi concludono che non è chiaro se l’adenovirus umano sia la causa. Erano stati gli scienziati britannici (il Regno Unito è stato il primo paese a segnalare l’epatite, ndr) a ipotizzare che fosse questo virus avesse un ruolo nell’infezione.

Mentre gli scienziati cercano una causa il numero di bambini colpiti è aumentato fino ad arrivare a 1010 secondo l’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Segnalazioni arrivati da 35 paesi. L’epatite ha reso necessario il trapianto di fegato in 46 bambini e causato 22 decessi. Nelle ultime settimane, però, si osserva una progressiva contrazione dei nuovi episodi anche se, avverte l’Oms, “il trend deve essere interpretato con cautela poiché potrebbero esserci ritardi nella segnalazione e una limitata sorveglianza in molti Paesi“.

Quindi a più di tre mesi dalle prime segnalazioni, l’epidemia di epatiti pediatriche continua a essere caratterizzata dall’incertezza. I numeri confermano che oltre il 90% dei casi sono concentrati tra Europa e Americhe con Regno Unito e Stati Uniti, da soli, ad aver identificato oltre la metà dei casi globali (rispettivamente 272 e 334). In Italia, secondo il rapporto dell’Oms, sono 36 i casi identificati, per uno di essi è stato necessario il trapianto. Non è chiaro però se la maggiore frequenza dei casi in Europa e Americhe sia legata a ragioni epidemiologiche o alla maggiore capacità dei sistemi di sorveglianza di rilevare la malattia. Per l’Oms, “l’attuale numero di casi potrebbe essere sottostimato”. Dei casi rilevati fino a oggi, tracce di adenovirus sono state rilevate in circa la metà dei casi europei e meno frequentemente fuori dal Vecchio Continente; Sars Cov 2 è stato rilevato in una percentuale che oscilla tra l’8% e il 16% dei campioni.

Nel primo studio pubblicato su Nejm sono stati analizzati i casi di bambini – tra un anno e 6 anni – ricoverati all’ospedale Children’s of Alabama tra il 1 ottobre 2021 e il 28 febbraio 2022. Quindici piccoli pazienti ricoverati: 6 (40%) avevano un’epatite con una causa identificata e 9 (60%) che avevano un’epatite senza una causa nota. Otto (89%) dei pazienti con epatite di causa sconosciuta sono risultati positivi per adenovirus umano. Due bambini sono stati sottoposti a trapianto di fegato; tutti gli altri si sono ripresi con cure di supporto. Nella maggior parte dei bambini era presente l’adenovirus “ma non è chiaro se l’adenovirus umano fosse causale”.

Con il secondo studio i ricercatori hanno condotto uno studio retrospettivo che ha coinvolto bambini indirizzati a un unico centro pediatrico di trapianto di fegato nel Regno Unito tra il 1 gennaio e l’11 aprile 2022. “Questi bambini avevano 10 anni o meno colpiti da epatite acuta confermata che non era epatite da A a E e non aveva una causa metabolica, ereditaria o genetica, congenita o meccanica. Abbiamo esaminato le cartelle cliniche e documentato le caratteristiche demografiche, le caratteristiche cliniche ei risultati dei test biochimici, sierologici e molecolari del fegato per virus epatotropici e di altro tipo, nonché i risultati radiologici e clinici. I risultati sono stati classificati come condizione in miglioramento, trapianto di fegato o morte”. I 44 bambini, tra uno e 7 anni, presentavano ittero, vomito e diarrea. Tra i 30 pazienti sottoposti a test molecolare per l’adenovirus umano, 27 (90%) sono risultati positivi. L’insufficienza epatica fulminante si è sviluppata in 6 pazienti (14%), tutti sottoposti a trapianto di fegato. Nessuno dei pazienti è morto. Tutti i bambini, compresi i 6 che hanno ricevuto il trapianto di fegato, sono stati dimessi. Ma anche in questo studio “l’adenovirus umano è stato isolato nella maggior parte dei bambini, ma il suo ruolo nella patogenesi di questa malattia non è stato stabilito”.

Lo studio su Nejm

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