Una esperienza di mercato, non una coincidenza di fattori come l’inflazione o la minore capacità di spesa su molti mercati, e di sicuro senza più quella impronta di un Low Cost proiettato verso latitudini radical chic che ha accompagnato nel 2004 il debutto della Logan. Quegli inevitabili compromessi su dotazioni e tecnica che servivano ad abbassare il prezzo in modo mai visto prima, ma che davano però anche spazio ad nuova filosofia minimalista dell’auto che piacque proprio a chi non paradossalmente non aveva problemi di budget. Oggi Dacia incassa l’attenzione e l’intelligenza che il Gruppo Renault ha messo nel costruirgli un suo ruolo concreto. Non è un fenomeno, ma come detto è una esperienza di mercato, recuperare l’idea di una automobile funzionale dove il prezzo racconti qualità costruttive e scelte lontane dalla complicazione e dalla concorrenza ideale con altri marchi.

“Una Dacia è Dacia”, ci ha ricordato con molta soddisfazione Guido Tocci, direttore di un marchio che in Italia ormai si è strutturato in modo autonomo da Renault. L’incontro con la stampa Dacia-Talk è stata solo l’occasione per chiarire che la portata di un successo commerciale in Europa e in Italia, non è casuale, ma concettuale. Le 277.885 immatricolazioni ottenute a fine giugno nel continente rappresentano infatti un aumento del 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2021. Le due best seller Sandero (112 mila unità, +1,8% rispetto al primo semestre 2021) e Duster (99 mila +5,5%) vengono affiancate ora dai due nuovi modelli Spring (20 mila unità) e Jogger (21.700 unità).

Nel primo semestre Sandero resta il modello più venduto a privati in Europa. L’Italia parla ancora più chiaro. Nei primi sei mesi del 2022 Dacia ha immatricolato 37.342 unità, con una crescita del 20,27% sul 2021, superando addirittura Renault. Se guardiamo al mercato dei privati, la quota nella prima metà dell’anno è stata del 8,6%, mentre la Sandero e la Duster sono la prima e la seconda vettura straniera più venduta. Sul mercato dei privati il marchio è terzo in classifica, dopo come Fiat e Volkswagen. Ed è qui che si cerca l’ulteriore punto di svolta.

“Dacia è frutto di un lavoro di affinamento sui contenuti, sulla qualità e soprattutto sull’idea del valore di un prodotto all’acquisto, sull’attenzione a dove venga posizionato sul mercato. Su cosa realmente offra, non soltanto sui concorrenti con cui vada a competere”, Guido Tocci risponde con intelligenza alla domanda che in Italia ci si fa con una certa attenzione. “Se Stellantis o altri gruppi vorranno replicare la nostra esperienza, è un fatto che dovranno lavorare e capire il reale punto di contatto con i clienti”.

Piattaforme in comune con Renault e dunque dell’Alleanza con Nissan, una politica di qualità dei materiali che puntano alla durevolezza più che all’apparenza, e poi un linguaggio estetico su cui il lavoro non manca. Il designer Dacia David Durand racconta la Bigster (nella foto il concept), il futuro suv di segmento C che incarna il posizionamento del marchio anche su vetture di maggiori dimensioni. Semplicità e robustezza, sottolineata dalla nuova firma luminosa a Led che si estende in orizzontale verso il nuovo logo stilizzato. “Non ci concentriamo su elementi superflui, come alcuni comandi interni, preferiamo investire in cose utili, come le barre sul tetto”, ricorda Durand.

Poi c’è l’Italia, che come detto che ha già scelto un senso ancora più pragmatico. Nei primi sei mesi del 2022 Dacia mantiene la leadership nel mercato GPL con un incremento del 18% rispetto al 2021, con una quota di mercato di oltre il 40%. Un’esperienza premiata dal fatto non banale di guardare con concretezza al mondo reale.

Articolo Successivo

Gruppo Volkswagen, si dimette l’ad Diess. Anche per colpa di una sindacalista di origini italiane. Al suo posto arriverà Oliver Blume

next