Quando il gioco si fa duro, i cinque concorrenti a rimpiazzare Boris Johnson si presentano in tv. La gara si sposta sugli schermi nazionali, in una delle corse alla leadership Tory più avvelenate per il partito, dopo tre anni di guida spericolata di Johnson, e cruciale per la ripresa del paese dopo la pandemia, la guerra in Ucraina, e l’inflazione ai record storici. Tra soli due anni, chi si imporrà a settembre a Downing street, dovrà scendere nell’arena contro tutti gli altri leader delle opposizioni per il voto delle politiche. E allora saranno tutti i britannici, non solo i 160 mila membri conservatori, a decidere le sorti politiche della nazione. Le presentazioni al paese sono d’obbligo, quando accanto ai colossi Rishi Sunak, ex cancelliere dello scacchiere dimissionario, e alla ministra degli esteri di ferro, Liz Truss, si sfidano Penny Mordant la “darling del partito” ma semi-sconosciuta al largo pubblico, Kemi Badenoch, ex sottosegretario alle Pari Opportunità di origine nigeriane, che punta su un completo giallo per distinguersi dai rivali, e Tom Tugendhat, ex presidente della Commissione Esteri, ex giornalista e militare in Iraq e Afghanistan, che invece arriva in studio con occhiali e cravatta.

I cinque candidati devono conquistarsi la fiducia della nazione- Sunak ha un paio di scheletri nell’armadio, inclusa la multa per essere stato ai party gate insieme a Johnson, da cui cerca di smarcarsi con la giustificazione dei suoi duri orari di lavoro per varare i pacchetti di misure salva-pandemia di cui i britannici hanno beneficiato. Truss difende il lavoro fatto con le sanzioni a Putin e il protocollo Brexit per l’Irlanda del Nord (ndr: dando al Regno Unito l’opzione modifica unilaterale degli accordi con la UE), la favorita dei bookmaker Mordaunt rilancia sulla narrativa della Brexit che finalmente darà i suoi ‘dividendi’ se lei sarà premier mentre Tugendhat segue il motto “Clean start, Clean Face” (una faccia pulita per un nuovo inizio) e Badenoch promette di mettere fine alla pratica con cui le poltrone in gabinetto sono affidate ai “leali” invece che ai talentuosi. Ma alla domanda diretta “pensate che Boris Johnson sia onesto?” in quattro tergiversano, solo Tugendhat risponde un secco “NO” e si becca il primo scroscio di applausi.

Alla ricerca della strategia vincenteSe negli ‘hustings’ ( le campagne voti interne al partito) i candidati cercano di dimostrare di essere la nuova Thatcher ovvero l’incarnazione dei valori conservatori tradizionali così come di essere dei brexitieri di ferro, in tv il dibattito si sposta sul vivo: tasse, economia, diritti lgbt+, sanità e ambiente. Il caro vita e la prospettiva di bollette energetiche da capogiro sono la principale preoccupazione dei britannici ed è qui che i cinque candidati sono chiamati a dare soluzioni. Badenoch propone di rimandare il problema del surriscaldamento globale a quando la crisi sarà passata e quindi di abolire le imposte verdi sulle imprese energetiche. Le fa eco Liz Truss, che vuole investire sul nucleare per tagliare la dipendenza energetica dalla Russia. L’ex riservista della marina Mordaunt propone di riversare sui consumatori i proventi del settore energetico mentre Tugendhat punta sul programma di isolamento termico. Intanto Sunak, il cui programma è ancora sul tavolo del governo Johnson, continua con la strategia dei sussidi: 1200 sterline a quel terzo della popolazione che non riuscirà a pagare il riscaldamento. Forse questo giro lo vince lui.

Il nodo tasse- È sulle tasse, al livello più alto degli ultimi 70 anni che i Tory si accapigliano. In quattro, vorrebbero tagliare le tasse in un momento di grossa difficoltà economica per il paese, senza intaccare i fragili servizi pubblici, primo di tutti la Sanità. Mentre Sunak, dall’alto della sua esperienza di ministro delle Finanze, bolla come una “favola” dover far ricorso ad altro prestito per coprire il taglio delle tasse. Gli stilosi Sunak e Truss qui si ringhiano pubblicamente: missione dell’ex cancelliere è prima di tutto abbassare l’inflazione, la Truss (e il resto dei candidati) vorrebbero invece abbassare la pressione fiscale ora (salvo trovare copertura) favorire gli investimenti per far ripartire l’economia. Al termine di 90 minuti di scontro mediatico i britannici hanno i loro adorati sondaggi e la prima classifica di “vincitori e vinti” non ufficiali: Tugendhat 36%, Sunak 25%, Mordaunt 12%, Truss 6%. Ma in studio il presentatore di Channel4 pone all’audience l’ultima domanda “e adesso chi voterebbe i Tory?”. Mani alzate: solo 10.

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