Crescita a passo di lumaca per l’economia cinese nel secondo trimestre dell’anno. Il Prodotto interno lordo è cresciuto dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2021. Pecchino paga le conseguenze della politica di tolleranza zero sul Covid che ha portato a prolungate chiusure di intere aree urbane. L’economia di Shanghai è ad esempio crollata del 13,7%. Nell’area della capitale l’economia si è contratta del 2,9% a causa della chiusura di palestre, ristoranti e parte dei trasporti pubblici per contenere i focolai. Male anche Jiangsu (-1,1%), Jilin (-4,5%) e Hainan (-2,5%).

Il dato generale è il peggiore dal -6,8% di inizio 2020, nel pieno della pandemia, ed è inferiore alle attese degli analisti (+1%). Su base congiunturale (ossia rispetto al primo trimestre 2022), invece, si registra un arretramento del 2,6% contro il -1,5% atteso. Sono scenari complicati in vista del XX congresso del Partito comunista di fine anno. Nella prima metà dell’anno l’economia cinese è cresciuta del 2,5%. Un ritmo modesto per i canoni cinese, che ha spinto gli economisti a mettere in dubbio le possibilità della Cina di raggiungere il suo obiettivo ufficiale di crescita per il 2022 “intorno al 5,5%”, annunciato dal premier Li Keqian lo scorso.

Dopo la diffusione dei dati la banca statunitense Goldman Sachs ha ridotto le stime di crescita della Cina per il 2022 al 3,3%, dal precedente 4%. I lockdown draconiani anti-Covid di aprile e maggio hanno avuto un peso ben più grande del previsto, hanno osservato gli economisti della banca d’affari Usa. La ripresa sarà “probabilmente meno accentuata” di quella del 2020 in risposta alla prima crisi del Covid, “in quanto nuovi focolai potrebbero emergere a luglio e limitare il rimbalzo” soprattutto dei servizi. La borsa di Shanghai ha chiuso in calo dell’1,6%. La debolezza della crescita cinese contribuisce a spingere al ribasso la quotazione di diverse materie prime. Sotto pressione in particolare il rame (-2,12% a 7.170 dollari la tonnellata), il ferro (-7,32% a 664,5 dollari la tonnellata) e l’acciaio (-4,24% a 3.704 dollari la tonnellata). Si mantiene sotto quota 100 dollari il petrolio.

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