Il derby più singolare della prossima stagione calcistica europea si disputerà a Lisbona quando Benfica e Sporting affronteranno il Casa Pia Atletico Club, neopromosso nella massima divisione portoghese per la seconda volta nella sua storia. La prima avvenne nella stagione 1938/39, quindi in un’altra era geologica per una società nata come emanazione di un’associazione benefica, la Casa Pia de Lisboa, e che per gran parte della sua ormai centenaria storia (è stata fondata nel 1920) ha mantenuto una dimensione dilettantistica. Il Casa Pia è un rarissimo caso di squadra di calcio non legata a una zona o a un quartiere della città a cui appartiene, ma a un’istituzione di carattere sociale. Fondata nel 1780 allo scopo di contenere i gravi problemi sociali scatenati dal terremoto che aveva colpito Lisbona anni prima, da oltre duecento anni la Casa Pia de Lisboa si occupa di educazione, formazione e accoglienza in ambito infantile e giovanile.

Come ogni bella storia che si rispetti, anche il Casa Pia pallonaro ha vissuto in tempi recenti il suo sliding doors che ha cambiato la sua storia. Nel 2008 la società, piena di debiti, era sprofondata al quinto livello del calcio portoghese, dove l’aveva raccolta l’attuale presidente Vitor Franco, che con pazienza e tenacia era riuscito a evitare il fallimento innescando un piccolo ma solido circolo virtuoso tanto sportivo quanto economico. Dieci anni dopo il Casa Pia ha conquistato la promozione in seconda divisione, risultato già considerato un evento di portata storica per il piccolo club, ottenuto nonostante una lunga battaglia contro la giustizia sportiva per il caso Ruben Amorim. L’attuale tecnico dello Sporting, all’epoca alla sua prima esperienza in uno staff tecnico in qualità di vice, era stato accusato di aver fatto la formazione della squadra senza possedere la licenza. Seguirono dimissioni, penalizzazioni e processi, ma la promozione chiuse la vicenda con un lieto fine.

La stagione dell’ingresso del Casa Pia nel calcio professionistico fu tutt’altro che indolore. La società non possedeva né le strutture né le risorse per poter allestire una squadra anche minimamente competitiva e, quando la stagione fu chiusa anticipatamente a causa della pandemia, la squadra si trovava all’ultimo posto con appena 11 punti conquistati in 24 partite. La retrocessione fu evitata solo grazie all’esclusione dal campionato, per mancata concessione delle licenze di Vitoria Setubal e Desportivo Aves. Due anni dopo quella miracolosa salvezza, il Casa Pia ha chiuso la Liga Portugal 2 al secondo posto, dopo essere stato in testa per buona parte della stagione, e con un 5-1 rifilato al Leixões lo scorso 15 maggio ha ufficializzato il suo ritorno ai piani alti del calcio portoghese. Il tutto con un budget che non arrivava ai 2 milioni di euro.

Possedere radici ben ancorate al passato non significa essere un club fuori dal tempo, e anche il Casa Pia non sfugge alle regola. La società si è modernizzata ed è diventata una SDUQ (Sociedade Desportiva Unipessoal por Quotas, equivalente alla società per azioni), vale a dire una delle due forme giuridiche previste dalla normativa portoghese per poter partecipare a un campionato professionistico. Soprattutto, la società si è aperta a una partnership esterna, trovata nell’americano Robert Piatek della MSD, la società di investimento che gestisce gli asset di Michael Dell, il fondatore del colosso informatico Dell. Per l’attuale patron dello Spezia, acquistato nel febbraio 2021, il Casa Pia è stato il primo club del suo network calcistico che, a oggi, comprende anche i danesi del SønderjyskE, e secondo Vitor Franco è stata proprio la particolare storia del Casa Pia a indirizzare l’americano, interessato a investire nel calcio portoghese, verso il club. Piatek ha trovato una società sana, grazie ai citati sforzi del presidente, e le ha permesso di ottenere quel pizzico di solidità economica in più che le ha permesso di uscire dall’ambito della mera sopravvivenza.

Oggi la Casa de Lisboa e il Casa Pia Atletico Club sono due entità separate. Tuttavia conservano un legame attraverso una convenzione che consente ai ragazzi dell’istituto l’accesso gratuito a tutte le infrastrutture della polisportiva (sono una ventina le discipline praticabili nel Casa Pia). Inoltre vengono attivati dei percorsi di stage con gli sponsor della squadra destinati ai ragazzi diplomatisi nell’istituto. “Quando negoziamo le sponsorizzazioni”, ha raccontato il direttore commerciale Carlos Simőes, “cerchiamo di unire la componente economica a quella sociale chiedendoci: cosa possiamo fare per i bambini dell’istituto? Siamo più che un club, anche se questo motto è già stato usato da una società calcistica molto più famosa della nostra. Ma è così, perché non rappresentiamo un quartiere o una città, ma un’istituzione con quasi 250 anni di storia”.

Il 14 agosto il Casa Pia ospiterà il Benfica nella seconda giornata della Liga Portugal. Sarà il primo derby stagionale di Lisbona ma anche la prima della squadra di fronte al pubblico amico nella massima divisione dopo 83 anni. Anche se in realtà il Casa Pia giocherà in casa solo nominalmente, visto che l’Estadio Pina Maniqe (dal nome del fondatore dell’istituto, il magistrato Diogo Inácio de Pina Manique) è indisponibile per lavori di ristrutturazione e dovrebbe tornare operativo dopo il Mondiale in Qatar. Perché la parola ambizione può appartenere anche a una società come il Casa Pia, come confermato da Simőes. “Abbiamo capito che la nostra storia può essere appetibile anche a livello economico, attraendo nuovi investitori. La base sta crescendo, ovviamente trascinata dal risultato sportivo, e nel giro di un anno siamo passati da 400 iscritti a circa un migliaio. Ma stiamo anche costruendo un network con i Casapiani del passato, desiderosi di partecipare a qualcosa che ha fatto parte della loro vita. Abbiamo ricevuto messaggi dall’Australia, dagli Stati Uniti, dal Lussemburgo. Ci sono circa 300mila nostri ex alunni sparsi per il mondo. Siamo una bella comunità”.

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