È morto questa mattina all’età di 63 anni il giornalista di guerra Amedeo Ricucci, storico volto della Rai. A darne notizia, con una nota, è il Cdr del Tg1 nella quale si legge: “Ciao Amedeo, te ne sei andato mentre facevi quel lavoro che tanto amavi. Difficile qui trovare parole che non sembrino scontate, per esprimere il profondo dispiacere e la tristezza per la perdita di un compagno di strada straordinario. Appassionato nel suo essere giornalista, inviato speciale. Amava quello che faceva, raccontare la realtà che andava a scovare negli angoli del mondo e nei momenti più bui, come quelli della guerra. A rischio della propria stessa vita”.

Il giornalista, che si trovava a Reggio Calabria per realizzare uno speciale del Tg1 sulla ‘Ndrangheta, è morto nella sua camera d’albergo a seguito di un malore. Soccorso dall’operatore della Rai che si trovava insieme a lui nella città dello Stretto, è stato subito accompagnato in ospedale, ma non c’è stato nulla da fare. Originario di Cetraro, in provincia di Cosenza, da circa tre anni combatteva contro il tumore al fegato che lo aveva colpito. Negli ultimi mesi le sue condizioni di salute erano peggiorate. Nonostante questo, Ricucci ha ugualmente continuato a lavorare senza sosta. “Nonostante la malattia che lo tormentava da tempo, Amedeo Ricucci ha lavorato fino alla fine cercando storie non solo in quei Paesi lontani e pericolosi, che conosceva benissimo, ma anche nella sua Calabria, dove stamattina si è spento. Amedeo Ricucci ci ha lasciato, inviato per definizione, orgoglio del servizio pubblico”. Così in una nota l’Esecutivo Usigrai ricorda Amedeo Ricucci. “È una perdita per noi giornalisti e per la nostra azienda(..) L’esecutivo Usigrai – conclude la nota – si stringe intorno ai suoi familiari e a suoi amici, ricordandolo anche come sindacalista agguerrito, in prima fila nella difesa dei diritti dei lavoratori”.

Dall’Algeria al Kosovo, dall’Afghanistan all’Iraq, Amedeo Ricucci ha seguito i più importanti conflitti internazionali degli ultimi vent’anni. Inviato di Professione Reporter, Mixer, TG1 e La Storia siamo noi, ha seguito i più importanti conflitti degli ultimi vent’anni. Era con Ilaria Alpi e Miran Hrovatin nel viaggio in Somalia, quando nel 1994 la giornalista del Tg3 e il suo cameraman sono stati uccisi nel corso di una sparatoria a Mogadiscio e per il cui omicidio fu stato ingiustamente accusato e condannato a 17 anni di carcere Omar Hassan, ucciso pochi giorni fa dall’esplosione dell’auto su cui viaggiava . Era presente anche al momento dell’uccisione del fotografo del Corriere della Sera, Raffaele Ciriello, avvenuta a Ramallah nel 2002. Nel 2013 fu sequestrato in Siria, assieme ad altri tre giornalisti italiani ad opera del Fronte al-Nusra. I quattro furono liberati dopo 11 giorni.

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