Azioni di Twitter in calo di oltre il 7% a 34,1 dollari dopo che il patron di Tesla Elon Musk ha ritirato l’offerta di acquisizione da 44 miliardi di dollari (43 miliardi di euro). Una retromarcia destinata a innescare un complicato contenzioso legale sulle penali che Musk potrebbe dover pagare: fino ad un miliardo di dollari. Twitter ha affidato mandato legale a Wachtell, Lipton, Rosen & Katz, uno dei più importanti studi americani e pare che l’azione legale potrebbe partire già questa settimana. Assumendo Wachtell, Twitter potrà contare su avvocati tra cui Bill Savitt e Leo Strine, che hanno servito come cancellieri della Delaware Chancery Court, il tribunale dove il caso sarà essere trattato. Il Delaware è infatti la sede aziendale di oltre la metà delle società quotate americane, compresa Twitter. I rappresentanti legali di Musk sono invece Quinn Emanuel Urquhart e Sullivan LLP. Musk cercherà di dimostrare fino alla fine che Twitter ha violato il contratto di fusione e il social media combatterà per provare di aver adempiuto ai propri obblighi. È possibile che alla fine sia rinegoziato il prezzo dell’operazione o che il miliardario se ne vada pagando una mega penale. Secondo gli analisti nessuno di questi è uno scenario ideale per gli azionisti e le migliaia di dipendenti già stressati da mesi di incertezza sul loro futuro.

Alcuni esperti ritengono che la giustizia americana, e in particolare il tribunale del Delaware, si pronuncerà probabilmente a favore di Twitter. Le conseguenze di una tale forzatura non sono però chiare visto che l’acquisizione è basata su finanziamenti e le banche potrebbero non essere più interessate a finanziare un accordo forzato. Secondo altri osservatori, l’obiettivo del passo indietro di Musk continua a essere la sua volontà a negoziare un prezzo migliore rispetto ai 44 miliardi di dollari messi sul piatto. Twitter, spiegano infatti alcuni osservatori, non vale più di 13-15 miliardi, circa il 50% in meno rispetto al prezzo in borsa attuale. Il fatto che Twitter abbia però assunto il potente studio legale Watchtell Lipton per difendersi sembra aver chiuso in via definitiva il tempo delle trattative.

L’imprenditore aveva annunciato l’offerta da 54,2 dollari ad azione lo scorso aprile. Accolta inizialmente con ostilità dai vertici di Twitter la proposta era stata poi accolta dopo una revisione delle condizioni. Che negli ultimi giorni tirasse una brutta aria si era però capito, venerdì il Washington Post aveva anticipato l’intenzione di Musk di disimpegnarsi. Ufficialmente la motivazione riguarda l’impossibilità di avere informazioni esatte e precise sulla tipologia degli account Twitter per poter stimare quanti siano autentici e quanti gestiti da algoritmi. La società replica però di aver messo a disposizione degli offerenti tutte le informazioni disponibili. Musk è già importante azionista di Twitter con una quota del 9,5%, seconda partecipazione dopo quella del fondo Vanguard (10,4%). Qualche perplessità ha destato in questi mesi il piano di finanziamento dell’operazione. Musk è sì l’uomo più ricco del mondo ma la sua ricchezza è costituita in prevalenza dalle azioni di Tesla che possiede. L’offerta avrebbe invece essere dovuto essere pagata in contanti, in gran parte con linee di credito concesse da banche garantite dalle stesse azioni Tesla fornite come collaterale. Da inizio anno però il valore di questi titoli di è ridotto del 28% rendendo più complicato ed oneroso il progetto.

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