Una veterinaria è stata contagiata da un gatto che le ha starnutito in faccia. Si tratta del primo caso documentato di trasmissione del virus Sars-CoV-2 da un gatto a un essere umano ed è successo nel sud della Thailandia. La conferma è arrivata dallo studio dei genomi virali, pubblicato sulla rivista Emerging Infectious Diseases dai ricercatori della Prince of Songkla University. Fin dai primi mesi della pandemia era noto che i gatti potevano essere contagiati dagli umani senza sviluppare gravi sintomi. Finora, però, non era stato mai dimostrato che il contagio potesse verificarsi anche nel senso opposto, cioè dall’animale all’uomo.

“Sapevamo da due anni che era una delle possibilità“, commenta su Nature Angela Bosco-Lauth, esperta di malattie infettive della Colorado State University. Secondo gli esperti al momento non c’è nessun tipo di allarme perché è tuttora più probabile che il virus passi dall’uomo all’animale. Tra l’altro considerando la grande diffusione dei gatti come animali domestici, il fatto che ci sia voluto così tanto tempo per dimostrare questa eventualità potrebbe significare che il contagio da gatto a uomo non è poi così comune.

Secondo la ricostruzione della catena di contagio, per i ricercatori thailandesi tutto sarebbe partito da un padre e un figlio di Bangkok ricoverati nella città di Songkhla per Covid. Il loro gatto domestico di 10 anni, apparentemente sano, è stato inviato in una clinica veterinaria per essere sottoposto a tampone. Durante l’esecuzione dell’esame, il felino avrebbe starnutito in faccia alla veterinaria, una donna di 32 anni che indossava guanti e mascherina ma non una protezione davanti agli occhi. A distanza di alcuni giorni, la veterinaria ha iniziato a manifestare i sintomi del Covid sebbene non fosse entrata in contatto con persone positive. L’analisi del genoma virale isolato dal suo tampone ha dimostrato che era stata colpita da una versione della variante Delta che non era diffusa in quel periodo nella città di Songkhla: la sequenza genetica è però risultata uguale a quella del virus che aveva colpito il gatto e i suoi due padroni. Lo studio dimostra quindi che i gatti possono entrare nella lista degli animali che possono essere una potenziale fonte di contagio da SarsCoV2, insieme ai visoni d’allevamento, i criceti, e i cervi dalla coda bianca. Studi sperimentali hanno però dimostrato che i gatti infetti non diffondono grandi quantità di virus e lo fanno solo per un periodo limitato di tempo, come spiega su Nature il virologo Leo Poon dell’Università di Hong Kong.

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