Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi se l’è presa con l’Istat che, a suo dire, avrebbe abbellito le statistiche sull’andamento dell’economia per compiacere il governo. Una presa di posizione che ha costretto l’Istituto ad emettere ieri una sobria replica in cui il capo degli industriali non viene neppure citato. La recente revisione del dato sul Prodotto interno lordo del primo trimestre, comunicato il 31 maggio scorso, “rientra nella prassi di stima dei Conti Nazionali pubblicati regolarmente dall’Istituto”, ha precisato l’Istat in una nota, ricordando che la stima completa dei conti economici trimestrali ha fatto registrare una crescita del Pil dello 0,1% in termini congiunturali, e del 6,2% in termini tendenziali, in rialzo rispetto alla stima preliminare del 29 aprile, che mostrava una diminuzione congiunturale dello 0,2% e un aumento tendenziale del 5,8%.

Il problema è che il segno più cozza con le tante dichiarazioni di Bonomi sui disastri con cui sono alle prese le aziende italiane e quindi sulla necessità di aiutarle con nuovi sussidi. Così parlando giovedì scorso a Cuneo, Bonomi aveva affermato “La cosa che inizia un po’ a stupirmi è la revisione dei numeri, perché nel silenzio più assoluto al 31 maggio di quest’anno l’Istat ha rivisto alcuni parametri con cui si calcola il Pil. Effetto per cui il quarto trimestre del 2019 è stato rivisto e guarda caso al 31 marzo 2022 magicamente siamo ritornati a livelli pre-Covid. Ecco io su questa elaborazione dei numeri starei molto attento, perché non vorrei che qualcuno iniziasse a raccontarci che sta andando tutto bene“. Una messa in discussione dell’autorevolezza dell’Istituto di statistica insolita e pericolosa come ha sottolineato su Twitter l’economista ed ex presidente dell’Inps Tito Boeri.

L’Istat ha anche ricordato come l’Italia non sia l’unico Paese che ha fatto revisioni sul Pil del primo trimestre: la Francia ha rivisto le sue stime da 0 a -0,2%; la Spagna da 0,3% iniziale a +0,2%. “Avendo tali revisioni carattere di routine, sono possibili ulteriori revisioni nei rilasci dei futuri trimestri – aggiungono da Via Balbo – Sempre in Italia, si fa presente come, in un periodo caratterizzato da forte volatilità, la stima del primo trimestre 2021 fornita a 30 giorni, risultasse pari a -0,4%, successivamente rivista a +0,1%. Alla luce della revisione, la crescita acquisita per il 2022 è ora pari al 2,6%, mentre il livello del prodotto non è ancora tornato ai valori precedenti la crisi innescata dalla pandemia”. L’Istituto si è visto quindi costretto a ricordare che , “in accordo con quanto stabilito dal Codice delle statistiche europee, dal Quality Assurance Framework of the European Statistical System (QAF) e dalle ESS Guidelines on Revision Policy for PEEIs, viene perseguito il costante impegno a garantire il pieno rispetto delle linee guida sulle politiche di revisione, adottate da tutti i Paesi europei”. Per fortuna sua Bonomi può comunque affidarsi al suo Centro studi Confindustria che nel 2016 stimò due anni di recessione in caso di vittoria del “no” ai referendum proposti da Matteo Renzi. Il no vinse ma il biennio si contrassegnò con un più 1,6% nel 2017 e un più 0,9% nel 2018.

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