Sono iniziate il 22 giugno le prime assemblee spontanee a Roma, Milano, Firenze e Napoli. I tassisti sono sul piede di guerra contro l‘articolo 10 del ddl Concorrenza in discussione in questi giorni in Parlamento, che darebbe il via alla liberalizzazione del trasporto pubblico non di linea (taxi e noleggi con conducente) e delle piattaforme digitali di prenotazione come Uber. Ne chiedono lo stralcio e lamentano che Palazzo Chigi “non sembra avere preso in considerazione le motivazioni delle agitazioni e le preoccupazioni dei lavoratori”. Avevano chiesto di essere ricevuti per consegnare un documento sulla materia, come è avvenuto con il numero uno di Uber. In molte città è già difficile trovare una macchina bianca, specialmente presso le stazioni e gli aeroporti.

La situazione sta creando disagi: a Milano i posteggi dei taxi sono vuoti dal centro alla periferia. Il 23 giugno nel capoluogo lombardo i conducenti hanno di fatto fermato il proprio servizio senza preavviso. Inconvenienti anche all’aeroporto di Firenze e alla stazione di Santa Maria Novella. Nel capoluogo toscano, secondo quanto si è appreso da Ugl, sono questi i punti di maggiore criticità, ovvero i luoghi dove la richiesta è più alta vista anche la presenza di numerosi turisti. Invece a Napoli centinaia di persone erano ammassate, in attesa all’aeroporto di Capodichino, degli autobus Alibus a causa dello sciopero dei taxi. Il presidente di Assoutenti Furio Truzzi ha invitato i tassisti a garantire comunque il servizio di trasporto ai cittadini, in caso contrario ha minacciato di “chiedere l’intervento della procura“.

Uiltrasporti nazionale rivendica: “Vogliamo ottenere risposte concrete da parte del governo e per questo motivo proclameremo quanto prima uno sciopero nazionale del settore nel pieno rispetto dei regolamenti vigenti del settore e dissociandoci da qualsiasi altra azione, spontanea o organizzata, che violi le disposizioni di legge a danno del servizio e dell’utenza”.

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