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Ultimo aggiornamento: 18:34 del 17 Giugno 2022

Fine vita, in un video postumo il saluto di ‘Mario’: “20 mesi per vincere la mia battaglia, spero che chi verrà dopo di me possa metterci meno”

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“Essendo stato il primo in Italia ci ho messo 20 mesi e mi auguro che le prossime persone che ripercorrono la mia strada ci mettano molto meno tempo perché 20 mesi, per chi sta male e soffre, sono veramente veramente lunghi“. È quanto dice in un video, registrato pochi giorni prima di morire, Federico Carboni, finora conosciuto con il nome di fantasia di ‘Mario‘, il 44enne di Senigallia, tetraplegico, che giovedì 16 giugno ha posto fine alle proprie sofferenze con il suicidio medicalmente assistito in casa. Nel video, consegnato a Filomena Gallo dell’Associazione Coscioni, Mario racconta la sua battaglia durata 20 mesi. Federico Carboni è la prima persona ad aver ottenuto l’accesso al suicidio assistito in Italia, sulla base di quanto previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale 242\2019 sul caso Cappato/Antoniani.

“Ciao a tutti. Ero Mario, – dice nel videomessaggio – sono Federico e quando vedrete questo video non ci sarò più perché finalmente dopo una battaglia che ho fatto da due anni potrò porre fine alle mie sofferenze. Ho fatto un incidente stradale a ottobre del 2010 andando a sbattere contro un casottino e sono rimasto tetraplegico. – ricorda – Da quel momento la mia vita è cambiata completamente. Non sento più niente del mio corpo dalle spalle in giù, ma ho fatto tutto per far sì che la mia vita fosse il meglio possibile, però in questi anni ho avuto un continuo aumento dei dolori e della sopportazione che io non tollero più sul mio corpo”. “A gennaio del 2020 mi sentii con la Dignitas e incominciai a fare tutta la documentazione per andare Svizzera. Verso maggio-giugno – dice ancora – ho ottenuto anche il semaforo verde. Poco prima di partire per la Svizzera, mandai una email a Marco [Cappato, ndr] e lo ringraziavo per tutte le battaglie che stavano facendo e che io sarei stato l’ennesimo italiano costretto a esiliare all’estero per porre fine alle mie sofferenze. Lui mi rispose: “Federico, fai quello che vuoi però hai la possibilità di provare a farlo nel tuo paese”. E così dopo pochi giorni contattai il segretario dell’Associazione Luca Coscioni, l’avvocato Filomena Gallo, e incominciammo la parte burocratica per cercare di ottenere suicidio assistito in Italia”. “Essendo stato il primo in Italia ci ho messo 20 mesi – conclude – e mi auguro che le prossime persone che ripercorrono la mia strada ci mettano molto meno tempo perché 20 mesi per chi sta male e soffre sono veramente veramente lunghi”

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