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Ultimo aggiornamento: 16:37 del 16 Giugno 2022

Cloe Bianco, Luxuria: “Fu sospesa per il coming out a scuola, ma un’insegnante dovrebbe essere giudicata solo per il suo lavoro, non per l’identità”

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“Io vorrei sapere se almeno adesso l’assessora regionale Elena Donazzan non avverta un po’ di colpa. E insieme a lei tutte le persone che nel 2015 non hanno voluto capire le motivazioni di Cloe Bianco. Donazzan non ha speso neanche una parola per dire: ‘Mi dispiace’. Nulla. La sua transfobia è veramente spietata“. Sono le durissime parole pronunciate ai microfoni di “24 Mattino” (Radio24) da Vladimir Luxuria, scrittrice, artista, ex parlamentare e militante Lgbt, sulla tragica storia di Cloe Bianco, la professoressa di fisica che era stata sospesa dall’insegnamento nel 2015 al suo primo giorno di docente di ruolo e suicidatasi lo scorso 10 giugno, dando fuoco al camper in cui viveva.
Cloe Bianco aveva fatto coming out come donna transgender, presentandosi a scuola in abiti femminili e scatenando le lamentele di un genitore. La professoressa fu così demansionata a segretaria scolastica, ma sul suo caso si espose in modo incisivo Elena Donazzan di Fratelli d’Italia, assessore della Regione Veneto, all’epoca all’Istruzione, attualmente al Lavoro.

Vladimir Luxuria fa una premessa imprescindibile: “È vero che spesso non riusciamo a capire i motivi del suicidio, ma nel caso di Cloe Bianco purtroppo le motivazioni sono riconducibili proprio a quell’episodio avvenuto nel 2015. Un episodio di allontanamento, di discriminazione, di esclusione. All’epoca dei fatti Elena Donazzan, invece di parlare di identità di genere, che poteva essere anche un argomento di discussione a scuola, parlò di ‘carnevalata’, di ‘signore vestito da donna’ e di ‘giusto sdegno’. Vennero scomodati ispettori regionali, furono interrogati preside, vicepreside, docenti e rappresentanti degli studenti, come se fosse stato commesso un crimine. Se tu sospendi una persona e non le consenti più di fare il suo lavoro, è chiaro che la condanni alla solitudine. E in qualche modo la induci al suicidio“.

E aggiunge: “Voi non immaginate la tensione interiore di una persona che ha sempre desiderato di essere donna e che, a un certo punto, decide mostrarsi per quella che è. Ma chi siamo noi, chi siete voi per decidere come una persona debba fare coming out? Cloe non è andata nuda a scuola, ma semplicemente in abiti femminili. Non è atti osceni in luogo pubblico mostrarsi per come una persona si sente dentro. Questo lo trovo allucinante. Un docente deve essere giudicato per quello che insegna e per la sua preparazione o per il suo orientamento sessuale e la sua identità di genere? Al contrario – continua – bisogna partire proprio dalla scuola, dove c’è il bullismo anche di tipo omofobo, per fare capire che le persone vanno giudicate per la loro preparazione, non per le stoffe di cui si rivestono. Guardate che non è facile trovare il coraggio dentro di sé per mostrarsi agli altri per come ci si sente. Cloe ha aspettato che diventasse di ruolo, perché magari così sperava di sentirsi più protetta. E, presentandosi in abiti femminili, ha deciso di fare un gesto di sincerità perché ha scelto di essere trasparente e di non reprimere una cosa così importante di sé“.

Luxuria menziona ancora una volta l’assessora regionale veneta: “Per le persone che vengono messe all’angolo in una condizione di solitudine, se non hanno la forza di resilienza come la ebbi io, la vita può diventare insopportabile. Non dico che la Donazzan sia direttamente la responsabile del suicidio di Cloe, però bisogna sempre riflettere quando ci ergiamo a essere superiori che condannano gli esseri umani alla solitudine. Cerchiamo di riflettere sugli effetti che può causare questo tipo di atteggiamento”.

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