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Ecco l’effetto di questa illusione ottica sul nostro cervello: il nuovo studio sui meccanismi che ingannano i nostri sensi

La scoperta di un team di ricercatori guidati da Bruno Laeng, professore presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Oslo, Norvegia, nella nuova ricerca i cui risultati sono stati pubblicati su “Frontiers in Human Neuroscience”

di 30science per Il Fatto

E se l’immagine qui sopra non fosse una GIF molto ben elaborata di una macchia nera in espansione? Se il vostro cervello vi stesse tirando uno scherzo sensoriale? In effetti per molti di noi (compreso l’autore di questo articolo) è proprio questo il caso: le “celluline grigie” glorificate da Agatha Christie e dal suo Poirot, in questo caso ci stanno fregano. La macchia c’è, ma è assolutamente ferma. Come mai ci siamo cascati? E come mai alcuni tra di voi invece fin da subito non hanno percepito alcuna espansione? A queste domande ha cercato di rispondere un team di ricercatori guidati da Bruno Laeng, professore presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Oslo, Norvegia, con una nuova ricerca i cui risultati sono stati pubblicati su “Frontiers in Human Neuroscience”. Bisogna considerare che le illusioni ottiche non sono semplici “trucchi” privi di interesse scientifico: gli studiosi nel campo della psicosociologia le studiano da tempo per comprendere meglio i complessi processi che il nostro sistema visivo utilizza per anticipare e dare un senso al mondo che ci circonda. “Abbiamo scoperto – spiega Laeng – grazie a questa nuova illusione ottica del ‘buco in espansione’ che le nostre pupille reagiscono a come percepiamo la luce – anche se questo livello di ‘ luce’ è in realtà immaginario come nell’illusione – e non reagiamo quindi solo alla quantità di energia luminosa che effettivamente entra nell’occhio. L’illusione del buco in espansione provoca una corrispondente dilatazione della pupilla, come se l’oscurità davanti a noi stesse aumentando davvero”.

Per giungere alle loro conclusioni i ricercatori hanno collaborato con un gruppo di 50 donne e uomini con una vista normale, chiedendo loro di valutare soggettivamente quanto fortemente percepivano l’illusione, che veniva loro presentata con alcune differenze di volta in volta (il colore del buco o dei punti circostanti diversi etc.). Mentre i partecipanti osservavano l’immagine, i ricercatori hanno misurato i movimenti oculari e le costrizioni e dilatazioni inconsce delle pupille. L’illusione sembrava più efficace quando il buco era nero. Solo il 14 per cento dei partecipanti non ha percepito alcuna espansione illusoria quando il buco era nero. Tra coloro che hanno percepito un’espansione, la forza soggettiva dell’illusione differiva notevolmente. Nel caso del buco nero, più forte era l’illusione più si dilatavano le pupille. I ricercatori non sanno ancora perché una minoranza sembra insensibile all’illusione del “buco in espansione”.

“I nostri risultati mostrano che il riflesso di dilatazione o contrazione delle pupille non è un meccanismo a circuito chiuso, come una fotocellula che apre una porta automatica, impermeabile a qualsiasi altra informazione oltre alla quantità effettiva di luce che stimola i fotorecettori”, afferma Laeng. “Piuttosto, l’occhio si adatta alla luce percepita e persino immaginata, non semplicemente all’energia fisica”. Gli autori hanno un’ipotesi sul perché l’occhio si comporti così. Quando la regione centrale è nera, le nostre pupille probabilmente si preparano per un cambio di illuminazione nell’immediato futuro. Invece di vedere le informazioni che si presentano direttamente di fronte a noi, la rete neurale visiva prevede come tali informazioni cambieranno nell’immediato futuro, generando “un’illusoria ‘espansione verso l’esterno’ della regione centrale del ‘buco’”. Se il cervello non ci avesse ‘ingannato’, ci sarebbero voluti millisecondi in più perché le informazioni visive relative ad una effettiva espansione raggiungessero i processi più elevati nel cervello. Se le nostre pupille impiegassero così tanto a dilatarsi, potremmo non essere in grado di affrontare l’oscurità in modo efficiente quanto si manifesta davvero. Gli autori ora vogliono verificare se anche altri animali sono ingannati dall’illusione del buco per capire meglio come si è evoluto il sistema visivo umano.

Articolo di Gianmarco Pondrano Altavilla

Foto: il “buco in espansione”. (Laeng et al., Front. Hum. Neurosci., 2022)

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