Enrico Letta chiede al candidato sindaco del centrodestra a Palermo di rifiutare pubblicamente i voti della mafia. E Roberto Lagalla lo accusa di alimentare “un clima d’odio molto pericoloso”. È polemica tra il segretario del Pd e l’aspirante primo cittadino del capoluogo siciliano. Dopo che nei giorni scorsi era esploso il caso del sostegno di Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri a Lagalla, che ha unito tutto il centrodestra sulla sua candidatura a sindaco, il numero uno del Partito democratico torna sull’argomento a due settimane esatte dal voto per le amministrative. “Mi piacerebbe sentire Lagalla dire che i voti della mafia non li vuole, che gli fanno orrore. Non lo fa e il suo silenzio è molto grave. Vogliamo una Palermo coraggiosa, che dica basta per sempre alla mafia, aperta al futuro e capace di offrire opportunità ai propri giovani”, è la dichiarazione di Letta in un’intervista a La Sicilia.

Piccata la replica di Lagalla: “C’è una certa sinistra che sta strumentalizzando il tema della legalità, così da alimentare un clima d’odio molto pericoloso che auspico non debordi in violenza. Alcuni segnali che mi giungono sono preoccupanti”, dice il candidato sindaco. “Dispiace – continua – che anche il segretario del Pd Enrico Letta, che conosco e stimo, torni in maniera pretestuosa su un tema abbondante dibattuto e chiarito. Risale, infatti, a diverso tempo addietro il mio appello al ‘non-voto‘ rivolto a tutti coloro, mafiosi e furbi, che pensano di ottenere da me qualsivoglia tornaconto. Ma, nel rispetto che nutro nei confronti del segretario del Partito Democratico, repetita iuvant: questi voti li rifiuto, li ho sempre rifiutati. Lo dimostra la mia storia“.

La controreplica, nei ranghi del Nazareno, è affidata al vicesegretario Giuseppe Provenzano. “Noi abbiamo solo chiesto parole chiare e atti conseguenti, a partire dal rendere omaggio alle vittime della feroce violenza mafiosa che ha insanguinato Palermo e la Sicilia (ricordiamocelo sempre, quando si parla di violenza). A Lagalla abbiamo chiesto qualcosa di molto preciso: prendere le distanze da Dell’Utri e Cuffaro. Dire non solo che non si accettano i voti della mafia, e ci mancherebbe. Ma nemmeno il sostegno di chi è stato condannato per concorso esterno o per aver favorito un mafioso. Aspettiamo ancora”, sono le parole dell’ex ministro, siciliano d’origine.

Nell’intervista a La Sicilia, però, Letta ha detto anche altro. Per esempio ha parlato delle primarie nel centrosinistra per il candidato governatore in Sicilia, definendole come “una delle possibilità” in campo. “La direzione regionale ne ha approvato il regolamento”, anche se “restano ancora alcuni punti aperti, ma in ogni caso il tavolo politico sta operando bene e con spirito costruttivo”. Letta ricorda che “a Palermo e Messina, il Pd ha invitato il M5s a presentare una propria candidatura e siamo riusciti a trovare un accordo su due nomi condivisi”. il segretario del Pd respinge l’ipotesi di un eventuale allargamento del perimetro dell’alleanza: “Il nostro progetto per la Sicilia è alternativo alle destre e ai sovranisti“, ribadendo che “l’attuale maggioranza nazionale è un governo di unità nazionale che nasce in un contesto emergenziale”, quindi “irripetibile”. Poi il numero uno del Nazareno ha usato un paragone calcistico: “Per battere il centrodestra serve un collettivo straordinario, serve lo spirito di squadra, la voglia di ogni militante del partito di mettersi a disposizione dell’altro. E servono soprattutto gli ‘occhi di tigre’: nella finale della Coppa dei Campioni del 1994 il Milan, decimato da squalifiche e infortuni e sfavorito nei pronostici, si impose per 4 a 0 contro il Barcellona di Cruijff. Se il partito siciliano gioca la sua partita con la grinta di quel Milan ogni risultato è possibile”.

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