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Cronaca

Ultimo aggiornamento: 21:17 del 23 Maggio 2022

Vaiolo delle scimmie, Lopalco: “No ad allarmismi. Se avessimo chiamato questo virus ‘varicella africana’, avrebbe spaventato di meno”

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Intervistato nella trasmissione “Effetto giorno”, su Radio24, Pier Luigi Lopalco, professore ordinario di Igiene all’Università di Salento, invita a non alimentare allarmismi sui quattro casi italiani accertati di vaiolo delle scimmie.
“Di questo virus sappiamo tanto – spiega l’epidemiologo – È un virus ormai diventato endemico in diverse regioni dell’Africa subsahariana, in particolare in Nigeria e nella Repubblica Democratica del Congo. Si manifesta sporadicamente nell’uomo ed è la classica forma di “zoonosi”, cioè è una malattia che si diffonde molto facilmente tra gli animali e che occasionalmente si trasmette dall’animale all’uomo. Penso, ad esempio, a villaggi rurali molto prossimi a zone forestali, dove i bambini possono giocare in situazioni di scarsa igiene e in posti pieni di roditori, che a loro volta sono il principale serbatoio di questo virus. E quindi la trasmissione del virus dal roditore ai bambini può avvenire attraverso il terriccio contaminato da secrezioni dei virus”.

Lopalco analizza la situazione attuale del contagio e il modo in cui avviene la trasmissione del virus da uomo a uomo: “Per la prima volta troviamo tanti casi al di fuori delle zone endemiche, cioè in Europa e negli Usa. Questo solo ne fa un evento un po’ particolare, però noi conosciamo questo virus e sappiamo che non causa una malattia grave. Probabilmente se non l’avessero chiamato ‘vaiolo delle scimmie’ ma ‘varicella africana’, questo virus, che provoca una malattia molto simile alla varicella, avrebbe spaventato di meno. Non essendo un virus particolarmente adattato all’uomo, il contagio tra uomini non è molto facile. La trasmissione del virus, in questo caso, avviene per contatto diretto – conclude – e la malattia si manifesta con delle vescicole molto simili a quelle della varicella. Queste vescicole sono piene di virus, quindi il contatto pelle a pelle può provocare un contagio, che può essere causato anche dai droplet. Ma parliamo di un contatto prolungato, diretto, intimo e mirato, come un contatto faccia a faccia. Ecco perché, al di fuori delle zone africane subsahariana, non abbiamo mai avuto una trasmissione su larga scala del virus. Quindi, per il momento possiamo sicuramente stare tranquilli“.

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