Cultura

Quale è il fil rouge che unisce La Tosca e Titina La Magnifica? Due Prime e due primedonne al Teatro San Carlo di Napoli

Titina come la Tosca rivendica un  suo spazio autonomo, schiacciata dai due fratelli con problemi di convivenza familiare e artistica, poi mediatrice tra di loro per portare la pace in famiglia

di Januaria Piromallo

Due Prime e due Primedonne, in mezzo un secolo di distanza. Una visse nell’Ottocento, l’altra nel secolo breve del Novecento. Ma Entrambe vissero d’arte e vissero d’amore, come recita la bellissima aria del secondo atto in scena al Teatro San Carlo di Napoli. Un po’ avaro di arie (che poi sarebbero i tormentoni musicali dei melomani) è stato Giacomo Puccini, solo 3 arie, una per ogni atto ma riconoscibilissime. Con la Bohème è stato molto più generoso, ma quel “lucevan le stelle…io muoio disperato” gli esce dal petto e Jonas Kaufmann concede il bis.

Regia di Edoardo De Angelis, esponente della Nouvelle Vague di registi e sceneggiatori made in Naples, scenografie imponenti di Mimmo Paladino, artista/totem della Transavanguardia, illuminate ad effetto da Cesare Accetta, light designer di formazione fotografo, lo Storaro made in sud. E il sodalizio Mimmo/Cesare continua anche nella realizzazione di un film Labirintus di prossima uscita. Quel angelo caduto con testa e ali spezzate è da colpo al cuore. Sta lì per terra, occupa quasi metà palcoscenico ed esprime tutta la tragicità del terzo atto. Il tema della libertà politica del La Tosca si riverbera sulla libertà individuale di Floria (Tosca) che reclama per sé un femminismo ante-litteram modulato nei toni sublimi della soprano Oksana Dyka, che è la solista della Opera Nazionale Ucraina di Kiev. E sembra quasi che gridi Libertà per il suo popolo in guerra contro Putin il dittatore sanguinario.

Si cambia scenario. Titina come La Tosca fu in anticipo sui tempi rispetto all’Italia patriarcale dell’epoca. Titina la Magnifica sarà in scena al Teatro Politeama di Monte di dio ( la strada più antica e più aristocratica di Napoli) dal 6 al 8 maggio e grazie a una formidabile Antonella Stefanucci dotata di grande naturalezza scenica e spontaneità gestuale ed espositiva. Non sembra che reciti, è Titina. E basta. Non ha bisogno di cognomi. Di grande presenza, Antonella recita diversi ruoli che corrispondono alle diverse fasi della vita artistica e privata di Titina. Il co-protagonista, Eduardo Sorgente, dotato di grande versatilità, entra ed esce dai personaggi con duttilità plastica, nell’ordine interpreta l’impresario, i fratelli De Filippo e il marito.

La sua notorietà Titina se l’è conquistata pezzo per pezzo, non incarnava la bellezza da soubrette, né brutta, né bella, ma il pubblico abituato al genere varietà voleva vedere sole le cosce delle ballerine. Lei invece voleva essere apprezzata per il suo talento verace. Titina come la Tosca rivendica un suo spazio autonomo, schiacciata dai due fratelli con problemi di convivenza familiare e artistica, poi mediatrice tra di loro per portare la pace in famiglia. Ante-litteram combatte per la rivalutazione della parità di genere, protagonista teatrale e cinematografica, fino al ruolo assoluto con Filomena Marturano. Un marito non alla sua altezza e alla fine anche pittrice apprezzata all’estero.
Se l’è sudata la sua fama che in maniera esponenziale è venuta post post mortem e se l’è proprio meritata questa piece interamente dedicata a lei dal bravissimo regista Francesco Saponaro.

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