In attesa di capire se l’Unione europea troverà una qualche intesa sul sesto pacchetto di sanzioni e l’embargo del petrolio russo il rublo sale. Sale e raggiunge il valore più alto da oltre 2 anni, dal marzo del 2020. Per ottenere un dollaro servono in questo momento 65 rubli, prima dell’invasione dell’Ucraina il cambio era di 85 rubli per un dollaro. Il picco è stato toccato il 7 marzo a quota 140, poi una progressiva discesa fino ai valori attuali. Nel frattempo la banca centrale russa ha ridotto due volte i tassi di interessi, portandoli dal 20 al 14% . Una mossa che avrebbe dovuto indebolire la moneta nazionale. In rialzo sono anche gli indici azionari russi. L’ Rts denominato in dollari è salito del 2,5%, il guadagno dell’ultimo mese è del 13%.

Pochi giorni fa Mosca è riuscita ad evitare il default pagando in dollari (e non in rubli) come da contratto, circa 600 milioni in cedole sui suoi titoli di Stato denominati in valuta estera. Inoltre sembrano esserci le prime adesioni al nuovo meccanismo di pagamento imposto dal Cremlino per chi compra gas e petrolio russo. I compratori sono tenuti ad aprire un conto presos Gazprombank su cui versare le somme in dollari e in euro. La banca, che per ora non è sottoposta a sanzioni, provvede poi a cambiare le somme in rubli presso la banca centrale russa. Il sistema serve alla Russia per portarsi i in casa valuta estera, evitando che possa essere congelata sui conti detenuti all’estero come già avvenuto per la metà delle riserve della banca centrale. La successiva conversione aiuta il rublo a difendere il suo cambio. Se l’Europa tentenna e fatica a trovare una posizione decisa sull’embargo al petrolio e sulle modalità di pagamento del gas, il rublo può continuare a beneficiare di queste misure.

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