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Bonus mobilità sostenibile, ma solo per chi lo fa a tempo perso: ecco il passaggio surreale

Bonus mobilità sostenibile, ma solo per chi lo fa a tempo perso: ecco il passaggio surreale
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Qualche giorno fa mi è caduto l’occhio su un articolo di stampa. Annunciava l’estensione del bonus mobilità sostenibile fino al 13 maggio. Poche parole chiave per capire il concetto: se hai comprato monopattini elettrici, bici elettriche o muscolari, abbonamenti al trasporto pubblico o servizi di mobilità in condivisione o sostenibile, lo Stato ti riconosce un credito di imposta fino a 750 euro.

Bello, ho pensato. Siamo vicini alla dichiarazione dei redditi e per gente come me il credito di imposta è cosa seria. Di questi tempi parte infatti il plico dei documenti fiscali per la dichiarazione dei redditi con destinazione commercialista o Caf. E se nel plico aggiungi un credito d’imposta è più facile che quel mito chiamato equità fiscale si tramuti in realtà. Inoltre questo bonus, nel nome, sa evidentemente di scelta pro “transizione ecologica”: “bonus mobilità sostenibile”. E io da almeno vent’anni faccio scelte di sostenibilità con pieno trasporto.

Così armato di fiducia rinnovata, nello Stato e nel domani, sono andato a guardare la pagina dedicata dall’Agenzia delle Entrate sull’argomento, il tutto per capire come fare istanza di questo credito d’imposta. E lì ho scoperto il passaggio surreale.

Il bonus mobilità si chiama effettivamente “Credito di imposta per le spese sostenute per l’acquisto di mezzi e servizi di mobilità sostenibile” ma – nel più canonico schema della truffa verbale italica – assicura il beneficio solo a chi, tra agosto e dicembre 2020, ha rottamato un’auto e l’ha sostituita con una nuova (almeno euro sei). A queste persone lo Stato riconosce fino a 750 euro di credito d’imposta se hanno pure – importante il pure – comprato un mezzo o servizio sostenibile: un monopattino elettrico o una bici elettrica o un abbonamento a bus o treno.

Praticamente il bonus mobilità sostenibile è un regalo fiscale per chi ha rottamato e ricomprato un’auto e – potendoselo permettere – si è concesso un mezzo secondario di trasporto sostenibile.

E chi ha scelto di vendere l’auto nel 2020 per sostituirla con i mezzi sostenibili o chi ha evitato di comprare una nuova auto scegliendo di usare meno la propria, optando per i mezzi di trasporto pubblici? Non prende nulla. Quelle scelte non valgono, per il governo sei ganzo se fai il sostenibile nel tempo perso: se oltre alla tua auto privata ci metti un abbonamento all’autobus per i fine settimana o un monopattino elettrico per le domeniche lungomare. Non se chiudi la tua dipendenza dall’automobile o rinunci a comprarne una nuova.

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