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Messico, la Camera approva una legge che nazionalizza il litio: “È patrimonio della nazione. Garantiamo la sovranità energetica”

Il progetto per modificare la legge mineraria richiedeva la maggioranza semplice dei deputati. E' stato approvato con 298 voti favorevoli delle forze governative e 197 astensioni dei partiti di opposizione. Il litio, utilizzato per le batterie degli smartphone e delle auto elettriche, sarà gestito da un'impresa pubblica
Messico, la Camera approva una legge che nazionalizza il litio: “È patrimonio della nazione. Garantiamo la sovranità energetica”
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La Camera dei deputati del Messico ha approvato ieri, 18 aprile, una legge di iniziativa presidenziale che stabilisce la nazionalizzazione del litio. Il quotidiano El Universal ha riferito che un’impresa pubblica gestirà il metallo utilizzato per le batterie degli smartphone e delle auto elettriche. “Lo scopo di questa iniziativa”, si legge nel documento, “è garantire l’autodeterminazione della nazione, nonché la sovranità energetica delle persone sul litio e altri minerali che sono strategici e necessari per la transizione energetica, l’innovazione tecnologica e lo sviluppo nazionale”.

Nella sessione precedente, che si è svolta la notte del 17 aprile, l’organo legislativo messicano aveva bocciato un’iniziativa del presidente Andrés Manuel López Obrador volta a modificare la legge costituzionale che regola le attività del settore elettrico.

Trattandosi di alcuni articoli della Costituzione, Obrador avrebbe dovuto ottenere una maggioranza di due terzi, quindi 332 voti. Nonostante i 275 voti favorevoli (Morena, Verdi e Partito del lavoro), i 223 contrari (Pan, Pri e Prd) hanno bloccato la riforma. Una prima battuta d’arresto per il progetto di Obrador, che avrebbe voluto riportare la maggioranza (53%) di questo ramo industriale in mano all’organismo pubblico Commissione federale dell’elettricità (Cfe), limitando la presenza delle imprese private e straniere.

Il progetto per modificare la legge mineraria, presentato domenica 17 aprile mentre la Camera stava discutendo la riforma dell’elettricità in plenaria, richiedeva invece la maggioranza semplice dei deputati. Dopo due ore, è stato approvato con 298 voti favorevoli delle forze governative e 197 astensioni dei partiti di opposizione.

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