“La paura che soffoca la speranza è una maledizione. Nessuna opera che usi la paura come movente o minaccia può essere di carattere spirituale“. Da questa intima convinzione prende le mosse la riflessione di padre Guidalberto Bormolini, religioso dei “Ricostruttori nella preghiera” e fondatore dell’associazione TuttoèVita, che dal 2013 accoglie chi è in cerca di un senso più profondo dell’esistenza in un mondo disorientato e ferito. Il colloquio con il giornalista e scrittore Mario Lancisi ha dato vita a Questo tempo ci parla – La rivoluzione spirituale e il sogno di una nuova umanità, libro in uscita da Terrasanta Edizioni (224 pp, 16 euro). Bormolini è monaco, teologo, assistente spirituale, tanatologo, laureato alla Pontificia Università Gregoriana, vive e lavora nella comunità dei “Ricostruttori nella preghiera” e sta restaurando un borgo in rovina e disabitato sull’Appennino di Prato. Il borgo si chiama “TuttoèVita” e avrà anche un hospice che accoglierà malati nei tempi ultimi, per assistenza e accompagnamento spirituale. Lancisi, giornalista e scrittore, ex inviato del Tirreno, oggi scrive per il Corriere Fiorentino, ed è uno dei più grandi esperti delle biografie di don Lorenzo Milani, Giorgio La Pira e dei preti “ribelli”. Con Terrasanta edizioni ha pubblicato Preti Verdi.

Quella tra Bormolini e Lancisi è una conversazione che diventa occasione per una visionaria e quanto mai profetica meditazione sul presente e sugli orizzonti che si profilano: oltre la prospettiva consumistico-tecnologica, robotico-informatica e transumanista ci sono altre strade per il futuro dell’umanità? Questo tempo, con le sue contraddizioni, ci parla e non possiamo permetterci di ignorare il messaggio: è questo il centro delle riflessioni del libro. Occorre ripensare i modelli di civiltà: in campo sociale, ambientale, culturale, economico-finanziario e della salute. Occorre risvegliarsi dal torpore per immaginare un progetto che contempli, finalmente, la capacità di accontentarsi e di condividere, il silenzio e la bellezza, l’amore per la vita e l’accettazione della finitudine, gli imprescindibili diritti materiali e quelli spirituali. Sotto il soffio dello Spirito – sostiene padre Guidalberto – si può coltivare un grande “sogno” perché non vi è più distinzione tra possibile e impossibile. Ilfattoquotidiano.it pubblica qui un brano del libro.

***

Una civiltà senza crisi è una civiltà morente, che ha abdicato al suo diritto/dovere di scegliere, di decidere. Diceva Albert Einstein che l’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. È nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. […]

Vorrei indicare una soluzione più radicale di quanto col solo pensiero logico possiamo afferrare. Di fronte a noi abbiamo un bivio. Possiamo andare in due direzioni se il nostro sguardo è orizzontale: più umani o più disumani. Ma se esistesse un’altra via? Il problema è che il nostro sguardo è solo orizzontale, e qui troviamo solo due possibilità. E se la via d’uscita fosse invece in prospettiva verticale? Per non finire nel vicolo cieco, che sarà la terza possibilità di chi resterà paralizzato al bivio, occorre avere il coraggio di guardare in alto e superare la condizione umana. E per fare questo occorre smettere di ragionare, e iniziare invece a sognare.

Abbiamo un enorme potere di iniziare cose nuove, ma per l’appunto occorre il coraggio di iniziare! Lo scrittore cristiano Clive Staples Lewis, grande amico di Tolkien, diceva che «non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale». E per farlo devi avere un grande “sogno”.

Un artigiano, e tale sono stato per gran parte della mia vita e continuo ad esserlo per quanto posso, sa bene che non può realizzare un buon prodotto se prima non l’ha “costruito” nella mente, se prima non lo ha “sognato”. E la qualità del risultato è direttamente proporzionale alla lucidità con cui sogni ciò che le tue mani devono realizzare.

Tutte queste convinzioni traggono origine dall’universale credenza nel potere creativo della mente umana.

Una capacità che plasma l’essere umano stesso, come insegnano le Upanishad, antiche scritture sacre indiane: «Si diventa ciò che si pensa, questo è l’eterno mistero». Questa antica sentenza mi piacerebbe ampliarla così: «Il mondo diventerà ciò che sogniamo, questo è l’eterno mistero» […].

Fa bene il Dalai Lama a provocarci così: «Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare la pace e principalmente, vivere». Occorre iniziare da noi. Subito. Occorre partire dal piccolo. Non credo più ai grandi cambiamenti e alle grandi rivoluzioni.

Credo in piccole rivoluzioni interiori che possano ottenere un effetto a catena su tutti quelli che sono attorno a noi. Troppo pochi sono persuasi di quanto sia potente, per la trasformazione del mondo, la trasformazione di se stessi. Diceva Nisargadatta Maharaj, un sapiente orientale: «Tu vuoi che nel mondo ci siano pace e armonia, ma rifiuti di averle dentro di te».

Articolo Precedente

L’inattesa invasione dei bambini in festa: così cominciò il mondo nuovo

next
Articolo Successivo

Gabriele era un pittore in ascesa, poi è diventato un eremita. Una vita meditativa, ma anche faticosa

next