Al numero 46 di Rivington Street a New York (Lower East side) si può ammirare una delle opere più iconiche di Eduardo Kobra: sto parlando del Club 27. Un murales che immortala alcuni artisti famosi morti troppi giovani, all’età di 27 anni appunto. Kobra ritrae, in questo lavoro emblematico da lui realizzato nell’ottobre del 2018, cinque personalità indimenticabili: Janis Joplin, Kurt Cobain, Jim Morrison, Jimmy Hendrix e Amy Winehouse.

The 27 Club (il titolo dell’opera in inglese) è solo uno dei numerosi murales che l’artista brasiliano originario di San Paolo ha realizzato nella “grande mela” ma pochi sanno che si tratta di una reinterpretazione di un lavoro precedente, ancora visibile proprio nella sua città natale (qui la mappa per vedere dove si trovano gli altri murales di Kobra a New York). Sì, perché l’opera prima del Club 27 si trova nel quartiere di Pinheiros, centro della movida notturna di San Paolo, città nella quale Carlos Eduardo Fernandes (Kobra è il nome d’arte) è nato il 1 gennaio 1976. Nell’opera brasiliana, oltre ai già citati cinque nomi noti internazionalmente, troviamo anche Jean-Michel Basquiat, un artista statunitense di origine haitiana e portoricana morto nel 1988 e conosciuto anche come SAMO.

Oggi Kobra è un artista globale che raccoglie consenso e apprezzamento non solo nel mondo “callejero” ma anche tra i non addetti ai lavori. Le sue opere sono sparse per cinque continenti e il suo nome è un riferimento per le nuove generazioni. Ma non è sempre stato così.

Kobra iniziò infatti a dipingere all’età di 12 anni in modo clandestino nel suo quartiere, Campo Limpo, nel sud di San Paolo. Il giovane artista si ispirava all’hip hop e alla resistenza culturale che in quegli anni trovava la sua massima espressione a New York: internet non esisteva ancora ma le poche immagini dei graffiti nei vagoni della metropolitana newyorkese fecero breccia. Kobra fu arrestato ben tre volte ma neanche questo fermò l’esigenza di critica e ribellione a un progetto urbano istituzionale che emarginava interi universi di pensiero alternativo relegati alla periferia fisica e intellettuale.

Se oggi San Paolo è riconosciuta internazionalmente come una galleria d’arte a cielo aperto lo si deve proprio ad artisti come Kobra, che attraverso la street art hanno rappresentato una geografia del disaccordo e una narrazione altra di un paese, il Brasile, dove la disuguaglianza socio-economica e la discriminazione sono ancora dei marchi di fabbrica. Il Beco do Batman (vicolo di Batman) a San Paolo è oggi viva testimonianza di questo “battito di strada” che trova nel colore una dimensione di libera espressione e dura denuncia. Anche se Beco do Batman (quartiere Vila Madalena) è diventato oramai una popolare destinazione turistica, non ha perso però il suo simbolismo e proprio qui Kobra è tornato da poco a fare una sua apparizione con un’opera dedicata alla comunità giapponese di San Paolo: la più grande fuori dal Giappone.

Nel 2016 poi, in occasione delle olimpiadi di Rio de Janeiro, Kobra e il suo team di lavoro conquistarono il guinness dei primati per il più grande murales di pittura ad aerosol: un’opera molto simbolica intitolata Etnie, tutti siamo uno. Ci vollero oltre duemila bombolette di vernice spray e 1.400 litri di vernice acrilica per realizzare il murales, che copriva 5.728,62 metri quadrati ed era lungo ben 170.688 metri.

Ma anche in Italia Kobra ha lasciato il segno con il murales realizzato a Carrara nel 2017 (Davi: il David di Michelangelo) e con quello di Imola nel 2019: opera quell’ultima che ritrae il compianto pilota brasiliano di Formula 1, Ayrton Senna. Morto il 1 maggio 1994 durante il Gran Premio di San Marino, dopo uno spaventoso incidente a 211km/h nella curva del Tamburello, il pilota paulistano molto amato nel nostro paese è ancora un vero e proprio idolo in Brasile. Il murales di Kobra in Italia fa il paio con altri due da lui realizzati nel 2015 e nel 2020 sempre a San Paolo.

Altri nomi noti come Martin Luther King, Nelson Mandela, Anna Frank, Madre Teresa di Calcutta, Gandhi, Jhon Lennon e Yoko Ono sono protagonisti di alcune delle sue opere che presentano uno stile unico e facilmente riconoscibile e che lo collocano sulla scena mondiale come uno dei grandi interlocutori dell’arte latinoamericana.

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