di Roberto Severoni

Mi sono chiesto perché Alessandro Orsini è così divisivo e odiato da buona parte della politica ma anche da quella opinione pubblica che è d’accordo sulla pace ma non è d’accordo con quello che dice. La riflessione è nata dopo la levata di scudi generata dall’interpretazione delle parole sui “bambini vivi in dittatura”, da parte di chi è a favore della pace, come dicevo prima e che ho rilevato su Twitter. Ho constatato una enorme massa di riflessioni negative incentrate solo su questo passaggio verbale che è una semplicistica operazione di decontestualizzazione del discorso completo che ne ha svilito il senso. Il discorso completo è una riflessione su cos’è una dittatura – cosa ci rende felici, la vita è sacra – ma soprattutto l’Ucraina è una dittatura travestita da democrazia?

E’ chiaro che Orsini, analizzando scenari di pace, scatena tutta la fazione pro Nato e pro guerra. Orsini è avverso dal pensiero dominante del governo, che è favore della guerra: governo che sta scatenando nel contempo una operazione di maccartismo nei confronti di chi parla di pace e che sta cominciando a lavorare nella mente dell’opinione pubblica, confondendola o aizzandola.

Mi è apparentemente meno chiara la posizione dell’opinione pubblica pro-pace, come dicevo prima. Le analisi sono un argomento freddo ma certi passaggi sono crudi e possono suscitare un’alzata di sdegno fuorviante. L’analista è la persona che organizza informazioni in matrici di risposte possibili. Un lavoro matematico e statistico correlato alla sua sensibilità quindi. Il sentimento e l’opinione non sono contemplati. Puoi essere d’accordo con una parabola? Non ha senso. Gli unici errori sono solo di tipo matematico statistico. Ho analizzato tutte le variabili? Ho dato il giusto peso ad ognuna di loro? Ho sviluppato tutti gli scenari possibili?

L’attacco fortissimo su Orsini è dovuto al fatto che è uno dei più bravi analisti, che è cattedratico, ma soprattutto perché può spostare l’opinione pubblica ma il governo e certi media sono organizzati per la guerra. Quindi è partita l’azione di screditamento, bullizzazione e cyberbullizzazione nei suoi confronti da parte dei media e soprattutto in ogni talk show, con continue interruzione che hanno lo scopo di spezzare il discorso e il suo senso logico, indirizzandolo, se possibile, in quello morale, che non ha senso, come dicevo prima.

Orsini indica una potenziale via di pace, costruisce scenari che possono renderla possibile. Ma la guerra è cruda e renderla per esempio sotto forma di numeri di morti accettabili sembra un esercizio di crudeltà.

Ma è la guerra che è sbagliata, non la via più breve per terminarla.

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