Il lavoro gratuito, il lavoro nero e il lavoro povero sono in contrasto con la Costituzione italiana. Perché l’articolo 36 recita che “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Per questo il salario minimo, accompagnato da misure per renderlo effettivo, è uno strumento essenziale di risposta all’attuale dumping sociale sul costo del lavoro in un mercato in cui un quarto delle persone che hanno un’occupazione è in povertà. Parte da queste considerazioni il convegno Lavoro povero e salario minimo promosso da Magistratura Democratica e dall’associazione di giuslavoristi Comma 2 che si terrà a Roma il 25 marzo alle 15, presso la Corte di Cassazione – Aula Giallombardo e sarà trasmesso in diretta streaming sul canale youtube di MD, su Radio Radicale e su ilfattoquotidiano.it.

Studiosi, giuristi, politici e sindacalisti si confronteranno partendo dai dati (analisi del lavoro povero, confronto con la realtà di Gran Bretagna, Svezia e Germania che sono tra i Paesi in cui già esiste un salario minimo, riflessione economica per la sua quantificazione) per trovare proposte e risposte. Alla tavola rotonda moderata da Gad Lerner prenderanno parte il magistrato Giuseppe Bronzini, l’avvocato Piergiovanni Alleva, la senatrice M5s ed ex ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, il vicesegretario Pd Giuseppe Provenzano, la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti, il segretario confederale Cisl Giulio Romani e per la Uil Tiziana Bocchi.

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