A oltre sei anni dagli arresti, l’indagine della procura di Roma su un presunto giro di mazzette sui lavori stradali, ha un primo punto fermo. L’imprenditore Luigi Martella ha patteggiato una pena ad un anno e 3 mesi. Gli inquirenti della Capitale ipotizzavano su un giro di mazzette da 400mila euro per appalti legati alla manutenzione delle strade. La vicenda risale al periodo compreso tra il 2010 e il 2015. Oltre all’imprenditore, davanti al giudice per l’udienza preliminare, hanno concordato la pena altri tre imputati tra loro due dipendenti pubblici che hanno patteggiato rispettivamente a 2 anni e a 1 anno e 11 mesi.

Al centro dell’indagine anche appalti per interventi di ripristino del manto stradale e in particolare per riparare le buche. Nel dicembre del 2015 i carabinieri del Nucleo tutela ambiente avevano eseguito sette arresti, mentre risultavano diciotto complessivamente gli indagati. Secondo gli inquirenti era stato messo insieme un sistema che consentiva di pilotare le aggiudicazioni dei lavori, attraverso la presentazione di “offerte civetta” e l’affidamento dei subappalti ad imprese controllate. La tangenti, secondo l’ipotesi accusatoria, non servivano solamente ad assicurarsi l’aggiudicazione dei cantieri. Le imprese coinvolte avevano un doppio guadagno: risparmiavano sui lavori mettendo meno asfalto. E chi doveva controllare si girava dall’altra parte. In alcuni casi lo stesso capitolato veniva pensato per consentire un guadagni extra all’impresa. Bastava, ad esempio, prevedere la rimozione dei sampietrini a mano, con un costo di mano d’opera esorbitate. Poi, se lo faceva una ruspa, nessuno in fondo protestava.

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