È l’ente chiamato a coordinare le ispezioni sul lavoro. Dall’autunno scorso gli sono state assegnate maggiori competenze tra cui la vigilanza sulla sicurezza, che prima era prerogativa delle sole Asl, con l’obiettivo di arginare finalmente la strage delle morti bianche in azienda e nei cantieri. Al suo personale però non verranno riconosciuti gli aumenti – da 1.500 a 2.500 euro lordi annui – che sulla base del nuovo contratto delle funzioni centrali andranno ai dipendenti dei ministeri, tra cui quello del Lavoro di cui è il braccio. Risultato: i lavoratori dell’Ispettorato nazionale del lavoro sono sul piede di guerra e il 4 marzo, dopo una settimana di assemblee, sciopereranno contro quella che la Fp Cgil definisce “l’ultima beffa“. Con loro anche i lavoratori nell’Anpal, anch’essi esclusi dall’armonizzazione delle indennità di amministrazione. In programma c’è una manifestazione nazionale di tutto il personale, che “dovrà portare alla chiusura di tutte le sedi dell’Ispettorato e dell’Anpal”.

La protesta andrà in scena a un mese dall’appello del capo dello Stato Sergio Mattarella che nel giorno dell’insediamento ha chiesto di “azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ognuno di noi” e ricordato la tragedia di Lorenzo Parelli, il 16enne morto in fabbrica alla fine di un progetto scuola-lavoro. La Funzione Pubblica Cgil mette nel mirino quella che ritiene un’ipocrisia di fondo: “Da anni chiediamo coerenza tra i continui appelli per la lotta al lavoro sommerso e al contrasto alle morti sul lavoro, da un lato, e la necessità di incrementare l’organico e gli stanziamenti in favore di Inl, dall’altro. Se si intende davvero combattere il lavoro nero e le morti sul lavoro, occorre non fermarsi agli annunci”. Che negli ultimi mesi si sono moltiplicati, ma secondo il sindacato senza che alle parole seguissero fatti anche dal punto di vista del riconoscimento economico: “Il recente ampliamento di competenze in materia di salute e sicurezza sul lavoro, non accompagnato da assunzioni e risorse economiche, ha prodotto esasperazione nel personale, per l’ulteriore aumento del carico di lavoro e di responsabilità. In questo contesto, appare ancora più paradossale l’esclusione di Inl dalla bozza di Dpcm” che mette nero su bianco i fondi disponibili per la “progressiva armonizzazione dei trattamenti economici accessori del personale”.

Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Pa, Flp, Confintesa Fp, Confsal Unsa e Usb Pi protestano anche perché gli obiettivi della lotta al lavoro sommerso del Pnrr “risultano al momento privi di finanziamento” nel decreto del Mef del 6 agosto 2021. Sul punto ha chiesto chiarimenti con un’interrogazione parlamentare anche il vicepresidente della commissione d’inchiesta sulle condizioni di Lavoro in Italia e capogruppo M5S in commissione Lavoro al Senato Iunio Valerio Romano, auspicando un intervento in tempi rapidi. “Le lavoratrici e i lavoratori dell’Inl e di Anpal – scrivono i sindacati – sono stufi della logica del costo zero e non si accontenteranno di promesse o impegni ma, ritenendo di essere stati ingiustamente esclusi, pretendono di ricevere importi a partire da quanto previsto per i colleghi del Ministero di riferimento e chiedono massima attenzione sui temi del lavoro”.

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