“Oggi Toti, presidente oltre che assessore alla Sanità e al Bilancio, si è finalmente palesato in aula. Speravamo ci restasse fino alla fine, per rispetto dei liguri che lo hanno eletto. Invece, nonostante vi fossero molte interrogazioni sulla sanità alle quali doveva rispondere direttamente, non è rientrato per intervenire in una nota trasmissione televisiva su argomenti di politica nazionale. Una grave mancanza di rispetto“. Parole che sembrano arrivare – come tante altre volte – da un esponente dell’opposizione in Consiglio regionale ligure. E invece martedì a pronunciarle è stato Stefano Mai, il capogruppo leghista, annunciando che gli eletti del Carroccio avrebbero abbandonato l’aula in polemica con l’assenza di Toti. Che però non è affatto una novità: come le opposizioni denunciano dall’inizio della legislatura, il presidente si presenta in Consiglio molto di rado, lasciando all’assessore Marco Scajola (che si occupa di urbanistica e demanio) l’ingrato compito di rispondere, leggendo da un foglio stampato, alle interrogazioni sui temi sanitari. Ma finora nessuno della Lega si era mai posto il problema. “Ognuno ha i suoi tempi di reazione, ma i leghisti penso battano tutti i record: c’hanno messo due anni per accorgersene. Comunque, meglio tardi che mai“, ironizza il capogruppo Pd Luca Garibaldi. Così come nessuno sembrava accorgersi dell’anomala concentrazione di potere in mano al presidente, che da un anno e mezzo tiene per sè – caso unico in Italia – sia la delega alla Sanità che quella al Bilancio.

Cos’è stato, allora, a rendere all’improvviso i leghisti attentissimi alle forme istituzionali? Il caos interno al centrodestra sul Quirinale, con il leader di Coraggio Italia accusato di aver fatto mancare i voti alla candidatura di Elisabetta Casellati. Una partita nazionale che però si gioca (per caso) tutta sul campo di battaglia ligure: “Toti ha tradito il centrodestra”, ha sparato martedì il commissario regionale della Lega Edoardo Rixi, chiedendo una verifica interna della maggioranza. A ruota, il suo segretario Matteo Salvini si è scoperto – da un giorno all’altro – preoccupatissimo per le due deleghe non assegnate: “Se uno è governatore, assessore al Bilancio e alla Sanità o è Superman o…”, ha detto riferendosi all’alleato. E ancora il giorno dopo: “Solo l’Uomo Ragno ci riuscirebbe. Credo sarebbe opportuno che indicasse un assessore al Bilancio e uno alla Sanità, due non leghisti, per essere chiari. Deve dare risposte ai liguri, non a Salvini”. Frecciate a cui Toti, in un’intervista al Corriere, risponde invitando a scoprire le carte: “Il tema è l’amministrazione regionale e la sua efficienza oppure la questione politica relativa alla presidenza della Repubblica? Mi pare assai strumentale far ricadere sulla Regione un tema politico nazionale”.

I più infastiditi dalla recita però sono i consiglieri di centrosinistra, che sui due temi – le deleghe non assegnate e la latitanza di Toti dal Consiglio – insistono da sempre senza ottenere considerazione. “Quando il governatore non si è presentato per “impegni istituzionali“, cioè almeno due volte su tre, sono intervenuto sull’ordine dei lavori a inizio seduta chiedendo quali fossero questi impegni. E il presidente (il leghista Gianmarco Medusei, ndr) mi ha sempre risposto che non è tenuto a dirlo“, denuncia Ferruccio Sansa, capogruppo della lista omonima e sfidante di Toti alle scorse regionali. “In almeno un caso l'”impegno istituzionale” era un’intervista a una tv locale. E i leghisti lo hanno sempre difeso, anzi ci guardavano strano, mentre adesso fanno le anime candide. Fa ridere”. Lo stesso vale per gli assessorati: “Se non avessero litigato a Roma, la Lega non avrebbe mai chiesto di mollare le deleghe”, dice al fattoquotidiano.it il capogruppo M5S Fabio Tosi. “Eppure è evidente che non si può non avere un assessore alla Sanità, è un danno per tutti. In un anno e mezzo Toti si sarà presentato in Commissione cinque o sei volte”. La soluzione più probabile, ora, è che all’esito della “verifica di maggioranza” le due deleghe vengano assegnate ad assessori già in carica: tra cui – checché ne dica Salvini – di certo ci sarà almeno un leghista.

SALVIMAIO

di Andrea Scanzi 12€ Acquista
Articolo Precedente

Draghi resta a Palazzo Chigi. Possiamo dire che ci convince il suo governo dei Migliori? No

next