Rimarranno congelati i 130 milioni di dollari di fondi americani di assistenza alla sicurezza dell’Egitto. Nonostante il regime del presidente Abdel Fattah al-Sisi stia tentando di inaugurare una nuova stagione nei rapporti con le opposizioni interne, con alcune scarcerazioni già attuate, come quella di Patrick Zaki, e altre che dovrebbero arrivare nei prossimi mesi, Washington ritiene ancora insufficienti le garanzie offerte dal Cairo in materia di rispetto dei diritti umani, secondo quanto scrive il New York Times citando un senatore americano e alcuni funzionari del Dipartimento di Stato.

Gli aiuti erano stati bloccati temporaneamente fino al 31 gennaio già lo scorso autunno, in attesa che l’Egitto facesse di più per proteggere i diritti di dissidenti, giornalisti, donne ed esponenti della società civile. Aspettative non rispettate, a quanto pare, anche se dal Dipartimento di Stato precisano che si tratta ancora di una decisione temporanea e non definitiva. Altri responsabili del dicastero hanno rivelato che il capo della diplomazia americana, Antony Blinken, dovrebbe stornare i fondi verso altre priorità di Sicurezza Nazionale.

Non è però la prima volta che da Washington arriva un blocco ai fondi destinati all’Egitto. Era già successo nel 2017 con l’allora presidente Donald Trump, ma vennero sbloccati l’anno dopo. I 130 milioni, il massimo che si potesse bloccare, sono inoltre solo un decimo dei fondi che gli Usa danno all’Egitto ogni anno in questo ambito. Il Paese nordafricano continua a comprare aerei militari, navi e altri equipaggiamenti per miliardi di dollari: solo questa settimana era stata annunciata la vendita di cargo C-130 e radar per 2,5 miliardi.

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