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Yoox, il tribunale di Bologna dà ragione alle lavoratrici madri: “Discriminatori i turni imposti dalla società appaltatrice”

Il decreto della giudice Chiara Zompì boccia la condotta di Lis Group srl "consistente nella imposizione anche ai lavoratori e in specie alle lavoratrici con figli minori in tenera età del nuovo orario di lavoro su due turni" e ordina "la cessazione del comportamento pregiudizievole e la rimozione degli effetti delle discriminazioni accertate"
Yoox, il tribunale di Bologna dà ragione alle lavoratrici madri: “Discriminatori i turni imposti dalla società appaltatrice”
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Prima vittoria per le lavoratrici madri di Lis Group, società che gestisce in appalto il magazzino di Yoox Net a Porter all’Interporto di Bologna. Con un decreto di 19 pagine pubblicato il 31 dicembre il Tribunale di Bologna, sezione lavoro, ha dato loro ragione sancendo la “discriminatorietà della condotta di Lis Group srl consistente nella imposizione anche ai lavoratori e in specie alle lavoratrici con figli minori in tenera età del nuovo orario di lavoro su due turni” e ha ordinato “la cessazione del comportamento pregiudizievole e la rimozione degli effetti delle discriminazioni accertate”.

La vicenda nasce dal passaggio, a inizio 2020, di circa 130 lavoratrici da Mr Job alla Lis, con un cambio di orario che passava da un turno unico centrale a due turni dalle 5:30 alle 13:30 o dalle 14:30 alle 22:30. Questo aveva comportato molte dimissioni tra le lavoratrici, impossibilitate a organizzarsi per la cura dei figli. Altre si erano rivolte al sindacato Si Cobas e da lì era partito anche un braccio di ferro che aveva visto manifestazioni e scioperi. Poi la consigliera di parità della Regione Sonia Alvisi ha presentato ricorso al tribunale.

dà a Lis Group avrà tre mesi per rimediare alla situazione. Tra i criteri che la società dovrà seguire, secondo le indicazioni del Tribunale, l’”assegnazione delle lavoratrici madri con i figli in tenera età (fino ai 12 anni) ad un turno centrale o altro orario concordato”. Soddisfatti i Si Cobas, che parlano di “una sentenza attesa ed importante che rende giustizia non solo al gruppo di operaie che hanno promosso questa causa ma a tutte quelle donne che nei luoghi di lavoro non si sono volute adeguare al mantra del ‘profitto ad ogni costo‘”.

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