Con l’inizio del nuovo anno la cittadina iraniana-britannica Nazanin Zaghari-Ratcliffe ha superato i 2100 giorni di carcere.

Nazanin, ora 42enne, è stata arrestata il 3 aprile 2016 all’aeroporto Imam Khomeini di Teheran mentre stava per imbarcarsi su un volo per rientrare nel Regno Unito dopo una visita alla sua famiglia in Iran.

Dopo un lungo periodo di isolamento, il 6 settembre dello stesso anno è stata condannata a cinque anni di carcere per “appartenenza a un gruppo illegale”, col quale avrebbe partecipato alla “definizione e alla realizzazione di progetti multimediali e informatici finalizzati alla caduta ‘morbida’ del governo”. Scarcerata nel marzo 2021 poco prima della fine della pena, sembrava che l’incubo fosse finito. Invece, è stata condannata a un altro anno di carcere per “propaganda contro il sistema”.

Dietro queste infondate accuse non vi sarebbe altro che la rivendicazione, da parte iraniana, di un credito di 400 milioni di sterline che Londra dovrebbe saldare a Teheran sin dagli anni Settanta.

Il marito di Nazanin, Richard, che vive a Londra con la loro figlia Gabriella di sette anni, si sta ancora riprendendo dalle tre settimane di sciopero della fame portate avanti a novembre. Insieme ad alcuni parlamentari e soprattutto alle organizzazioni britanniche per i diritti umani continua a chiedere al governo di Boris Johnson di dare priorità alla scarcerazione della moglie e risolvere questa storia del debito con l’Iran.

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