Nel 2005 uscì, con il titolo I banditi della libertà, il libro sulla Brigata Maiella, di cui mio padre Ettore Troilo fu il fondatore e il comandante.

All’epoca formulai pubblicamente alcune critiche al libro di Patricelli, che aveva trovato lo spunto giornalistico de “I due Troilo” (Ettore e il suo vice Domenico) e ne aveva fatto la colonna portante del suo libro. Il problema è che l’autore – che non aveva conosciuto mio padre, morto nel 1976 – aveva invece conosciuto e avuto una lunga serie di colloqui con Domenico, vissuto fino al 2007. E Domenico doveva avergli raccontato una versione dei fatti che accresceva il suo ruolo nella Brigata e in qualche modo marginalizzava quello di mio padre.

In questo nuovo libro Patricelli insiste nel “promuovere” Domenico a “vero capo” della Brigata: Ettore Troilo – scrive fra l’altro Patricelli – “fu il padre nobile della Brigata. Senza di lui non ci sarebbe stata nessuna Brigata Maiella. Ma sul campo il comandante era il suo vice, Domenico Troilo.

Patricelli si spinge fino al dopoguerra e alla vicenda della nomina di mio padre a Prefetto della Liberazione, dunque prefetto “politico” e non di carriera, come in molte città del Nord Italia (il predecessore di Troilo a Milano era stato uno dei capi della Resistenza lombarda, Riccardo Lombardi). E accennando alla vicenda della destituzione di mio padre dalla Prefettura e dalla rivolta popolare che fece seguito alla provocatoria decisione del ministro degli Interni Scelba, scrive che mio padre in quella circostanza divenne “un ingranaggio non sempre lucidamente consapevole di un meccanismo infinitamente più grande e complesso di cui gli sfuggiva il quadro d’insieme”: contraddicendo così i tanti storici e giornalisti secondo i quali la freddezza e lo spirito di sacrificio di mio padre salvarono Milano e l’Italia dal serio pericolo di una guerra civile.

A margine, noto che Patricelli ignora le tre grandi “imprese” cui mio padre lavorò incessantemente per dieci anni dopo la fine della guerra: la Medaglia d’Oro alla Brigata, la nascita dell’Istituto per lo studio della Resistenza a L’Aquila e il cimitero di guerra sorto ai piedi della Maiella e visitato, fra gli altri, da due presidenti della Repubblica, Ciampi e Mattarella. Trascurando così, per ottenere questi tre straordinari risultati, la sua professione di avvocato e morendo – come scrisse in una lettera a De Gasperi rinunciando ad un fantomatico (ma certamente ben retribuito) incarico di ambasciatore per la cultura all’ONU – alla sua “onorata povertà”.

Ps. Patricelli ricorda anche che Domenico Troilo e il partigiano di Guardiagrele Antonio Rullo diedero vita alla Fondazione Brigata Maiella. E aggiunge l’inciso: “Oggi probabilmente non in linea con i loro auspici”; un inciso enigmatico visto che la Fondazione, presieduta autorevolmente dal professor Nicola Mattoscio, ha una bella sede a Pescara, una ricca documentazione curata da Alessandra De Nicola e una intensa attività, nella quale resta sempre centrale il ruolo della Brigata Maiella.

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