Dall’adulazione dei potenti, all’invocazione dell’uomo forte, passando per la ricerca di protezione presso le massonerie, all’egoismo collettivo e alla noia di un’informazione e di un giornalismo sempre più ininfluenti. Non esenti a loro volta dalla “tendenza a ‘lisciare il pelo’ al potente di turno”. A descrivere “i vizi nazionali dai quali l’Italia non sembra riuscire a liberarsi” è il fondatore e già direttore del Il Fatto Quotidiano, Antonio Padellaro, che ha presentato il suo ultimo libro, 7 cose di cui vergognarsi. Ora e allora, edito da PaperFirst, con le illustrazioni di Mario Natangelo, nella cornice della rassegna Più Libri Più Liberi in corso a Roma.
Nel suo ultimo lavoro Padellaro realizza un ritratto dell’Italia peggiore e degli errori da non ripetere: dall’attentato a Palmiro Togliatti, passando per il terrorismo, il piduismo, la corruzione endemica, lo stragismo mafioso, fino alla devastante pandemia da Covid-19, le pagine del libro ripercorrono quel corpo del Paese segnato da ferite profonde, spesso non rimarginabili. “L’odio ha attraversato questo Paese, lasciando una lunga scia di sangue”, ha spiegato Padellaro. “Oggi per fortuna quella scia si è interrotta, ma l’odio è rimasto, ed è l’odio dei social, che attacca la reputazione delle persone. C’è chi organizza l’avvelenamento dei pozzi, il caso della Bestia leghista di Luca Morisi è l’archetipo. Anche Matteo Renzi ha provato a fare lo stesso, noi al Fatto possiamo testimoniare come il tentativo di delegittimarci come giornale e come persone sia costante, anche senza ricordare le mail di Fabrizio Rondolino per dire che dovevano distruggerci“, ha aggiunto Padellaro.

“Il fatto che questo tentativo a sinistra non abbia attecchito come aveva fatto a destra, però, la considero una buona notizia”, ha aggiunto invece Marco Lillo, vicedirettore responsabile libri PaperFirst. Per poi attaccare gran parte della stampa: “In un Paese che funziona il ‘Quarto potere’ dovrebbe controllare gli altri tre. Ma da noi non esistono i contropoteri. Quando i giornalisti si schierano con il potere, allora la situazione diventa pericolosa”, ha aggiunto.

Dopo la petizione lanciata da Il Fatto Quotidiano contro l’ipotesi di Silvio Berlusconi al Colle (FIRMA LA NOSTRA PETIZIONE) come successore di Sergio Mattarella, infine, è stato lo stesso Padellaro ad attaccare il leader di Forza Italia: “Bisogna avere una forte autoironia o una mancanza di vergogna per candidarsi alla più alta carica del Paese. Uno che ha fatto votare al Parlamento la bufala di ‘Ruby nipote di Mubarak’ è però capace di tutto. Ma credo che gli anticorpi della democrazia e la memoria fresca dei suoi precedenti basteranno per impedire questa ennesima vergogna“, ha concluso.

7 COSE DI CUI VERGOGNARSI. ORA E ALLORA
di Antonio Padellaro (edizioni PaperFirst), in edicola e in libreria (acquista qui)
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