Una “piccola, combattiva redazione ad hoc” che lavori “nella massima riservatezza“, composta da due giornalisti d’inchiesta e un investigatore privato “di provata fiducia e professionalità“. Il costo? Medio-alto. L’obiettivo? Character assassination, cioè diffondere notizie, indiscrezioni, “rivelazioni mirate a distruggere la reputazione e l’immagine pubblica” degli avversari. Chi sono gli avversari? Beppe Grillo, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico, ma anche giornalisti come Marco Travaglio e Andrea Scanzi. Come si dovevano colpire? Attraverso materiale pubblicato su un sito specifico, “non riconducibile al Pd né tanto meno a Mr“, da costruire su “un server estero non sottoposto alla legislazione italiana”. Quei contenuti sarebbe stati rilanciati “una rete di fake”. Era questo il piano d’attacco che Fabrizio Rondolino e la moglie Simona Ercolani avevano elaborato per Matteo Renzi. Un documento di due pagine, intitolato “Tu scendi dalle stelle“, inviato via mail all’ex presidente del consiglio il 7 gennaio del 2016. Cosa fa Renzi? Dopo appena due minuti, gira il messaggio di posta elettronica – senza aggiungere alcun commento – all’amico Marco Carrai.

La “Bestiolina” del Giglio – Un piano che segna praticamente l’inizio della fase 2 della macchina di propaganda creata dai renziani sul web. Una Bestiolina creata dal Giglio magico che sembra essere anche più potente della Bestia leghista creata da Luca Morisi e più volte pubblicamente attaccata dallo stesso Renzi. È tutto ricostruito nelle carte depositato agli atti dell’inchiesta sulla fondazione Open. La procura di Firenze vuole dimostrare che la cassaforte della corrente renziana si muoveva come un’articolazione del Partito democratico. Per questo motivo gli investigatori della Guardia di Finanza documentano come Open finanziasse direttamente le campagne mediatiche del Giglio magico. Sia per la propaganda elettorale in vista del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, che in un periodo successivo. “Dopo il risultato referendario del dicembre 2016, in cui la Fondazione Open ha sostenuto, economicamente, le politiche promosse dal Presidente del Consiglio e Segretario del Partito Democratico Matteo Renzi, segnatamente a metà dicembre 2016, affiora la volontà di attuare una ‘strategia social‘ a sostegno di Matteo Renzi e, nei primi mesi del 2017, di realizzare una struttura di propaganda antigrillina“, scrive la Guardia di Finanza in una delle tante informative a disposizione delle parti.

Tu scendi dalle stelle – È il 7 gennaio del 2017, esattamente un mese dopo le dimissioni da Palazzo Chigi in seguito alla sconfitta al referendum costituzionale. Renzi aveva più volte annunciato di essere pronto a lasciare la politica, ma rimarrà segretario del Pd almeno fino a febbraio: poi si ricandiderà subito alle primarie. Intanto riceve una mail da parte di Rondolino, che scrive da un account di posta criptato (l’ex dalemiano ne consiglierà pure l’uso all’allora segretario del Pd). L’oggetto è “antiGrillo” mentre in allegato c’è un documento che si chiama “Tu scendi dalle stelle“. È importante sottolineare come ha reagito Renzi alla mail ricevuta da Rondolino: dopo appena due minuti la gira, senza alcun commento, a Marco Carrai. L’imprenditore toscano, indagato nell’inchiesta su Open per altre vicende, è un personaggio importante nella struttura di propaganda del Giglio magico. Nel gennaio del 2016 Renzi lo avrebbe voluto al vertice dell’unità di Cybersecurity del suo governo. Una nomina poi saltata a causa delle polemiche. In seguito sarà Carrai a curare l’acquisto dei due software israeliani da usare durante la campagna per il referendum. E sarà sempre Carrai a dare seguito alla mail di Rondolino con un “Progetto per ricostruire l’Italia“, dai toni molto più sfumati rispetto a quelli usati dall’ex Lothar di D’Alema. Ma andiamo con ordine.

Le tubature della rete – “Caro Matteo, eccoti un primo appunto sulla struttura di propaganda antigrillina che ho preparato con Simona in questi giorni. Siamo in contatto con Marco e Fabio per le ‘tubature‘ e gli altri aspetti pratici. Sarebbe utile vederci presto per approfondire e iniziare la Lunga Marcia…“, è il testo della mail inviata da Rondolino a Renzi, il giorno dopo l’epifania di quattro anni fa. Non si sa a cosa si riferisse l’ex dirigente dei Giovani comunisti con “lunga marcia“. Mentre proprio la parola “tubature” sarà utilizzata da Renzi nei mesi successivi quando dovrà attaccare Lega e 5 stelle: “Grillini e Lega escono con gli stessi codici nell’advertising dei social. Usano le stesse tubature della rete“, dirà alla Leopolda del novembre successivo, quella tutta dedicata alla lotta alle fake news e agli account fasulli sui social. Argomenti che occupano gran parte delle conversazioni dei suoi fedelissimi nei mesi precedenti. “Tu scendi dalle stelle” è il nome scelto da Rondolino per gli “appunti sulla contropropaganda antigrillina: contenuti, struttura, diffusione”. Sono due paginette che prevedono la creazione di due tipi di contenuti, creati da due tipi di strutture: da una parte meme, vignette e card per i social con messaggi ironici e strafottenti che “ridicolizzano questa o quella proposta, dichiarazione, personaggio” ma anche polemiche e provocazioni (Rondolino fa alcuni esempi: “Quanti avvisi di garanzia, quanto spendono i grillini in fondi pubblici, ecc”).

Character assassination- Del secondo gruppo di contenuti, invece, Rondolino inserisce “inchieste giornalistiche documentate ovvero, secondo lo stile del Fatto, ‘allusive’ e intrinsecamente diffamanti“. Non si capisce perché se un’inchiesta giornalistica è documentata per l’ex dalemiano debba per forza essere diffamante. Anche qui ci sono degli esempi: “I disastri delle amministrazioni grilline, da Roma al più piccolo dei comuni amministrati: scandali, dimissioni, inchieste giudiziarie, sperpero di fondi pubblici, rimborsi spese, stipendi ecc”. L’ex Lothar però va oltre e inserisce tra i contenuti da produrre anche quelli che chiama “character assassination: notizie, indiscrezioni, rivelazioni mirate a distruggere la reputazione e l’immagine pubblica di Grillo, Di Maio, Di Battista, Fico, Taverna, Lombardi, Raggi, Appendino, Davide Casaleggio (e la sua società), Travaglio e Scanzi“. Somiglia tanto a un progetto di dossieraggio ai danni non solo di avversari politici ma anche di giornalisti che avevano criticato l’ex premier.

L’ispettore privato – Ancora più pesante è quello che Rondolino scrive in seguito, quando deve spiegare chi deve produrre i contenuti elencati sopra. Per quelli soft – meme, vignette, card – propone redattori digitali e un filmaker (a basso costo). Per le inchieste “allusive e intrinsecamente diffamanti”, invece, scrive che è “necessario creare una piccola, combattiva redazione ad hoc, che lavori esclusivamente sul progetto nella massima riservatezza: vanno individuati almeno 2 giornalisti d’inchiesta e un investigatore privato di provata fiducia e professionalità (a costo medio-alto)“. La domanda è: sono stati effettivamente ingaggiati investigatori privati per raccogliere notizie su avversari politici e giornalisti? Di sicuro c’è che Rondolino propone anche di utilizzare per i loro scopi pure due cronisti lontani dal Giglio magico: “Possono infine essere coinvolti, in forme più o meno indirette e sulla base di un rapporto personale e fiduciario, due giornalisti che professionalmente seguono il M5s e che non sempre possono pubblicare ciò che scoprono”.

La teoria del complotto – Nel documento, poi, l’ex Lothar di D’Alema tratteggia il presunto sistema messo su dagli avversari: “Il M5s ha costruito, o comunque gode di un ecosistema informativo pressoché perfetto: il Sacro Blog, la rete degli attivisti digitali, un quotidiano (il Fatto) e un network televisivo (La7). Ciò che scrive il Sacro Blog resterebbe confinato sui social network (e tutt’al più trattato come notizia fra le tante dai media tradizionali) se non diventasse l’ossatura della prima pagina del Fatto, che a sua volta determina la scaletta del Tg7 della sera e, a pioggia, quella dei talk show de La7 del giorno successivo”. Per fronteggiare questo inesistente ecosistema, scrive il renziano, le armi del Giglio magico sono spuntate: “Noi non abbiamo un giornale (a meno di non ripensare radicalmente l’Unità) né un canale televisivo. Anzi: l’arrivo di Telese su La7 e della Berlinguer su Rai3 in prima serata chiude definitivamente ogni spazio informativo. Tutto l’approfondimento politico tv, con l’eccezione di Vespa (che non sarebbe comunque utilizzabile per questa operazione), è saldamente integrato nell’ecosistema grillino”.

Il sito su server estero – E dunque come dovrebbe partire questa controffensiva? “In una prima fase – ragiona Rondolino – possiamo limitarci soltanto al web: va dunque creato un sito specifico, non riconducibile al Pd né tantomano a MR, da costruire su un server estero non sottoposto alla legislazione italiana, che raccoglie e pubblica tutto il materiale (una specie di Breitbart, o di WikiLeaks antigrillina), da rilanciare poi sui social network (attraverso una rete di fake che agiscono su cluster specifici, da individuare con Fabio) e che, a seconda del valore e della qualità, potrà poi essere ripreso dai media tradizionali. Sarà poi utile individuare una serie di interlocutori, nei giornali e nelle tv, con cui costruire un rapporto personale e fiduciario, da coinvolgere nella diffusione dei contenuti. In prospettiva, però, un ragionamento strategico sui media è da considerarsi essenziale”. E in effetti la mail inviata quasi un anno dopo da Renzi a Carrai su come organizzare la campagna elettorale in tv e radio somiglierà parecchio al “ragionamento strategico sui media” invocato da Rondolino. Nel dicembre del 2017 l’allora segretario del Pd chiederà, tra le altre cose, ai suoi “una presenza televisiva molto più organizzata e massiccia” in vista delle elezioni politiche del 2018. D’altra parte lo stesso Rondolino, ex giornalista dell’Unità, aveva accompagnato il suo piano da una premessa tutta politica: “Dopo Grillo, per gli elettori grillini, c’è soltanto l’astensione: pensare di recuperare al Pd (o a qualsiasi altro partito) l’elettorato grillino è illusorio e irrealistico, almeno sul breve-medio periodo. Se così stanno le cose, non dobbiamo perdere tempo a ‘riconquistare’ l’elettorato: dobbiamo spingerlo a non votare più. Non dobbiamo rincorrere Grillo sul suo terreno (a cominciare dall’anti-Casta), ma dobbiamo dimostrare che anche Grillo è Casta. Non dobbiamo controargomentare sulle loro proposte, dobbiamo distruggere chi le ha avanzate”.

L’idea di Carrai: “Copiamo i 5 stelle” – Come reagiscono Renzi e il Giglio magico a questa proposta di piano di propaganda? Due minuti dopo aver ricevuto questa mail, Renzi la inoltra a Carrai, senza aggiungere alcun commento. Passano ventiquattro ore e l’imprenditore toscano invia una mail all’ex sindaco di Firenze, a Rondolino, a Ercolani, al docente universitario Fabio Pammolli, già consulente del governo Renzi, ad Andrea Stroppa, altro collaboratore della fondazione Open. “Questo è il mio cemento armato su cui partire. avevo fatto una cosa molto più lunga e articolata ma mi rendo conto che basta l’essenziale”, scrive Carrai firmandosi M. L’imprenditore non fa alcun cenno al documento di Rondolino. Il suo allegato si chiama “Progetto ricostruire Italia” che prevede tutta una serie di azioni: “Trasformazione della Pagina Fb e del sito di Basta un Sì e definizione delle azioni di comunicazione collegate”, la “costruzione, a partire da piattaforme esistenti, di un blog personale di MR”, e poi la “progettazione e costruzione di una rete informale, interna ed esterna, di influencers che s’impegnano ad alimentare pagine e piattaforma con propri contenuti”. In premessa Carrai scrive che “il movimento 5 stelle ha costruito una rete di propaganda e disinformazione. Noi dobbiamo invece basarci sull’informazione”. Alla fine del documento, però, sembra smentirsi visto che inserisce tra le “azioni da intraprende a tempo zero“, pure la “realizzazione della ns Dagospia (a simona il compito di trovare il nome)”, la “trasformazione dell’Unità in un grande giornaale di inchiesta” e la “realizzazione di siti civetta dove si copia il modello 5 stelle nel metodico sputtanamento dell’avversario”. Nel novembre susccessivo Renzi dedicherà l’edizione della Leopolda tutta alle fake news. Più volte si scaglierà pubblicamente contro quella che definisce “una vera industria del falso, con profili social altamente specializzati in diffusione di bufale, fake news, propaganda”. Un sistema che i renziani rinfacciano sistematicamente alla Lega e ai 5 stelle di usare. Lo stesso modello che, nel gennaio del 2017, Carrai invitava a copiare.

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