Il Parlamento polacco ha respinto la proposta di legge avanzata dal movimento Pro-Right to Life Foundation – e sostenuta da 130mila firme – mirata a equiparare l’interruzione di gravidanza all’omicidio. I voti negativi sono stati 361, i favorevoli 48, le astensioni 12: contrari anche i deputati del partito conservatore di governo Diritto e giustizia (Pis), che hanno definito l’iniziativa estrema e controproducente. L’esito del voto è stato accolto da un applauso. L’organizzazione pro-vita chiedeva di introdurre condanne fino a 25 anni di carcere (e in alcuni casi all’ergastolo) per chi abortisce o aiuta altri ad abortire. “Dobbiamo fermare l’uccisione dei bambini polacchi se vogliamo che la Polonia sopravviva”, ha detto Mariusz Dzierzawski, il fondatore dell’associazione, nel presentare l’iniziativa.

Lo scorso anno il governo di Varsavia aveva imposto una pesante stretta al diritto d’aborto, con conseguenti massicce proteste di piazza. La Polonia al momento consente l’interruzione volontaria di gravidanza solo nei casi in cui la salute o la vita della gestante è in pericolo o quando la gravidanza è conseguenza di un reato, come nei casi di stupro o incesto. Di fatto, le donne polacche intenzionate ad abortire sono costrette a rivolgersi all’estero oppure ordinare farmaci per via postale.