L’approvazione del piano di riorganizzazione per l’incremento dei posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva. Il varo del piano operativo con i requisiti dei progetti per fornire servizi alle persone vulnerabili. E la relazione sulle azioni per ridurre l’evasione fiscale dovuta all‘omessa fatturazione. Sono alcuni dei 9 “traguardi” non ancora raggiunti tra i 51 previsti per quest’anno dal cronoprogramma del Recovery plan italiano. A fare il punto, in attesa della Relazione al Parlamento attesa a giorni, è stato il Servizio studi del Senato, che in un corposo documento aggiornato al 18 novembre (vedi sotto) ha messo in fila tutti gli investimenti e le riforme del Pnrr italiano e lo stato di attuazione raggiunto finora dal governo Draghi. Servizio prezioso visto che ad oggi, come Openpolis fa notare da mesi, il governo non ha messo a disposizione della società civile gli open data necessari per valutare la progressione dei lavori. E rispettare i tempi è indispensabile: Bruxelles sbloccherà la seconda tranche di fondi, dopo i 25 miliardi arrivati in agosto, solo se a fine anno Roma avrà centrato tutti gli obiettivi.

A fine settembre la rincorsa appariva ardua: solo 13 obiettivi su 51 erano andati in porto. Dopo il richiamo ufficiale ai ministri nel corso del cdm del 22 settembre – con tanto di richiesta di “trasmettere tempestivamente alle competenti strutture della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero dell’economia e delle finanze un preciso piano di adozione delle riforme e di compiuta realizzazione degli interventi da attuare entro il 31 dicembre” – c’è stata una decisa accelerazione, ma i tecnici di Palazzo Madama avvertono di essersi limitati a verificare se in base alle informazioni ufficiali i provvedimenti attuativi sono stati adottati: questo “non comporta una valutazione sulla idoneità al conseguimento del traguardo/obiettivo, trattandosi di una valutazione di merito rimessa alle istituzioni europee“. La Ue, per esempio, darà per buone le misure per garantire “assistenza tecnica” alle amministrazioni pubbliche nell’attuazione del piano anche se il concorso per 2.800 tecnici al Sud è stato un flop e ha richiesto un nuovo bando e i 1.000 esperti da impiegare per tre anni non sono ancora stati contrattualizzati? Per la riforma dell’insolvenza sarà sufficiente l’avvio della nuova procedura di composizione negoziata, anche se il Codice della crisi di impresa è stato rinviato al 2022?

In attesa del giudizio di Bruxelles, il monitoraggio dei tecnici si è fermato al varo dei provvedimenti legislativi. Cosa manca? La prima assenza riguarda le misure anti evasione: il Tesoro non ha ancora adottato la relazione “per orientare le azioni del governo volte a ridurre l’evasione fiscale dovuta alla omessa fatturazione, in particolare nei settori più esposti all’evasione fiscale, anche attraverso incentivi mirati per i consumatori“. Documento non pervenuto, nonostante l’urgenza di ridurre un fenomeno che sottrae alle casse pubbliche un centinaio di miliardi l’anno tra tasse e contributi non versati. Idem per il piano che dovrebbe comprendere l'”ammodernamento del parco tecnologico ospedaliero con acquisto e messa in operatività di 3.133 nuove grandi apparecchiature sanitarie ad alto contenuto tecnologico in sostituzione di quelle obsolete o fuori uso con oltre 5 anni di utilizzo” (dalle tace alle risonanze ad angiografi e mammografi) e la “riqualificazione di 4.225 posti letto di area semi-intensiva, con relativa dotazione impiantistica idonea a supportare le apparecchiature di ausilio alla ventilazione,
mediante adeguamento e ristrutturazione di unità di area medica, prevedendo che tali postazioni siano fruibili sia in regime ordinario, sia in regime di trattamento infettivologico ad alta intensità di cure“. Un potenziamento che era già previsto dal decreto Rilancio del maggio 2020 ed evidentemente è rimasto solo sulla carta.

Nessuna notizia nemmeno sulla riforma delle classi di laurea e su quella dei dottorati (il 19 novembre in compenso è stata pubblicata in Gazzetta la riforma delle lauree abilitanti) e sull’approvazione del Piano operativo da 500 milioni con i requisiti dei progetti presentati dagli enti locali per fornire servizi alle persone fragili e vulnerabili, come gli anziani non autosufficienti. Il ministero del Turismo deve ancora adottare le politiche di investimento per il fondo nazionale gestito da Cdp che dovrà ristrutturare e valorizzare immobili per “sostenere lo sviluppo turistico” e quello della Transizione ecologica deve scrivere il piano di forestazione urbana per la creazione di nuove aree verdi e la riforma per l’uso sostenibile dell’acqua attraverso la riduzione del numero di operatori che forniscono servizi idrici.

Il documento del Senato dà poi per inattuato l’avvio dei prestiti per le pmi dopo il rifinanziamento con 1,2 miliardi del fondo 394/81 di Simest, ma i termini per la presentazione delle domande sono stati nel frattempo riaperti. E risultano in dirittura di arrivo altri due provvedimenti che il Servizio studi dà per mancanti: il decreto ministeriale di riparto delle risorse per i bus ecologici è stato approvato il 3 novembre dalla Conferenza Stato-Regioni e dalla Conferenza Unificata, il decreto sulle otto Zone economiche speciali (Zes) meridionali arriverà sul tavolo della Conferenza unificata Stato-Regioni il 2 dicembre.

L’Italia è finora l‘unico Paese europeo ad aver chiesto alla Ue non sono l’intero ammontare dei contributi a fondo perduto a cui aveva diritto a valere sul Next generation Eu (68,9 miliardi) ma anche tutti i prestiti (122,6 miliardi). Il versamento delle 11 rate semestrali previste è condizionato al raggiungimento, ogni sei mesi, degli obiettivi e dei traguardi previsti. Tra 2021 e 2026 il cronoprogramma comprende 213 traguardi qualitativi e 314 obiettivi quantificabili, dalle riforme abilitanti e di accompagnamento agli investimenti. La Commissione valuterà il rispetto degli impegni nel merito e nel metodo.

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