Il ministero della Difesa israeliano ha drasticamente ridotto il numero di Paesi a cui le aziende possono vendere tecnologie informatiche in mezzo alle ricadute globali sulla società di spyware israeliana NSO Group. Prima della firma del contratto tutte le aziende israeliane che trattano prodotti e materiali legati alla Difesa dovranno ottenere il parere favorevole del ministero. L’elenco aggiornato di novembre è composto da 37 Paesi, in calo rispetto ai 102 del mese di ottobre. I Paesi con discutibili precedenti sui diritti umani, inclusi i nuovi alleati di Israele, come il Marocco e gli Emirati Arabi Uniti, sono stati rimossi. Così anche Arabia Saudita e Messico.

I sauditi avrebbero usato lo spyware Pegasus della NSO per monitorare Jamal Khashoggi, il giornalista del Washington Post ucciso nel consolato saudita a Istanbul nel 2018. Anche il Messico ha fatto largo uso di questa tecnologia per la sorveglianza di giornalisti e attivisti dei diritti umani, 59 dei quali sono stati uccisi o sono misteriosamente scomparsi dal 2019. Tuttavia, l’India, che è stata anche accusata di utilizzare la tecnologia NSO su giornalisti, politici dell’opposizione e attivisti, rimane nell’elenco aggiornato.

Le nuove regole dovrebbero infliggere un duro colpo all’industria israeliana della tecnologia informatica. Il gruppo NSO ha affrontato un torrente di critiche internazionali per le accuse di aiutare i governi a spiare dissidenti e attivisti per i diritti umani. NSO insiste che il suo prodotto è pensato solo per aiutare i Paesi a combattere la criminalità e il terrorismo, ma non si è fatta scrupoli di vendere il “suo” prodotto a Paesi che di democratico hanno assai poco. Lo spyware di punta dell’azienda, Pegasus, è considerato uno dei più potenti strumenti di sorveglianza informatica disponibili sul mercato, offrendo agli operatori la possibilità di assumere il pieno controllo del telefono di un bersaglio, scaricare tutti i dati dal dispositivo o attivare la fotocamera o il microfono senza che l’utente lo sappia.

Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti settimane fa ha inserito NSO nella lista nera, limitando i legami dell’azienda con sede a Herzliya con le società americane per le accuse secondo cui “ha consentito ai governi stranieri di condurre una repressione transnazionale” ma anche di aver costituito una minaccia per gli interessi nazionali statunitensi. Martedì scorso anche la Apple ha fatto causa a NSO Group per aver preso di mira gli utenti dei suoi dispositivi, affermando che l’azienda al centro dello scandalo della sorveglianza Pegasus deve essere ritenuta responsabile. “Per prevenire ulteriori abusi e danni ai suoi utenti, Apple sta anche cercando un’ingiunzione permanente per vietare a NSO Group di utilizzare qualsiasi software, servizio o dispositivo Apple”, ha affermato la società di Cupertino in una dichiarazione che annuncia la causa.

Questa è stata la seconda volta che il gruppo NSO è stato preso di mira da un’importante azienda statunitense, dopo che Facebook ha citato in giudizio la società israeliana nel 2019 per il targeting degli utenti della sua applicazione di messaggistica WhatsApp. All’inizio di questo mese, una Corte d’Appello degli Stati Uniti ha respinto una mozione di NSO Group per respingere la causa di Facebook. Con un voto 3-0, la Corte ha respinto la difesa di NSO secondo cui “potrebbe rivendicare l’immunità sovrana straniera”, aprendo l’azienda a ulteriori cause come quella presentata da Apple martedì scorso. Gli enormi profitti maturati dal 2016 dalla Company di Herzilya rischiano di finire in avvocati e risarcimenti.

All’inizio di questa settimana, l’agenzia di rating Moody’s ha pubblicato dati che indicano che il gruppo NSO è a rischio crescente di insolvenza per circa 500 milioni di dollari di debito a causa di imminenti problemi di flusso di cassa dopo l’inserimento della società nella Black List degli Stati Uniti. La NSO aveva già deciso deciso di interrompere i rapporti con lemiro Mohammed bin Rashid al-Maktoum (EAU) tre settimane fa. Perché il sovrano di Dubai stava usando Pegasus per hackerare i telefoni della sua ex moglie – la principessa Haya, sorella del re giordano Abdallah – e di alcune persone a lei vicine. La principessa da oltre un anno è scappata dal regno del Golfo per sfuggire alle ossessioni del marito e si è rifugiata con i due figli nella residenza londinese della famiglia Hussein.

Tra gli legali spiati c’è anche Fiona Sara Shackleton, un avvocato di larga fama che ha tutelato anche la famiglia Windsor – ma soprattutto nominata baronessa dalla Regina Elisabetta nel 2010 e membro della Camera dei Lord. Spiare un Pari d’Inghilterra sul territorio nazionale inglese non è qualcosa che può passare impunemente. La Company israeliana avvisata che il suo software era stato utilizzato in modo improprio ha subito attivato Cherie Blair, avvocato britannico di alto profilo assunto dalla NSO come consulente sui diritti umani e moglie dellex premier Tony Blair, per avvertire la principessa. Nel giro di due ore la società ha poi spento il sistema del cliente.

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