Viaggia su più piani – suggestioni letterarie, fantascientifiche e psicanalitiche – il libro di Giovanni Agnoloni, Internet. Cronache della fine, Galaad edizioni, che affronta un unico, grande tema profetico (o forse no, chissà): la fine della rete, di Internet insomma. Al grande tema, alla catastrofe digitale naturalmente, si salda il grande quesito: che fare, come reagire, come (ri)rovarsi?

Siamo tra il 2025 e il 2029 ma, quesito machiavellico, “li omini sono sempre li medesimi?”. Forse no. Il web fa parte della loro vita. Ci convivono. Lo apprezzano. Gli sono grati: come dimenticarsi che nei momenti bui (Agnoloni ricorda la quarantena) ci ha fatto vivere meglio, facendoci sentire meno soli? Per cercare una risposta, ecco un estratto del libro.

La verità era che avevamo paura. Che l’unico fondamentale passo, quello dentro noi stessi, non volevamo, non sapevamo farlo. E allora i giornali, la televisione, i giochi elettronici, e quindi le e-mail, i social media, i cellulari connessi a internet: tutto era stato un eccellente pretesto di distrazione. (…)

Solo chi non si schierava era veramente libero. Chi coltivava il mondo interiore. Era questo l’individuo più pericoloso. Il vero nemico di quella guerra non dichiarata.

Poi la Rete è finita, per volontà di coloro che l’avevano voluta, e che con quel crollo speravano di acquisire un dominio assoluto, approfittando dell’incapacità di reazione di un’umanità atrofizzata. È crollata e si è portata via tutto, compresa la memoria del mondo di prima.

In Internet. Cronache della fine incontriamo più storie. Il libro, infatti, comprende quattro romanzi già pubblicati (tra il 2012 e il 2017). Quattro storie comunque connesse tra loro (ricordiamo i titoli: Sentieri di notte, Partita di anime, La casa degli anonimi e L’ultimo angolo di mondo finito) e che per la prima volta in letteratura hanno prefigurato la caduta in disgrazia di Internet.

I personaggi di Agnoloni, ormai abituati a vivere una non-vita sulla rete, hanno perduto qualcosa: chi un amore, chi la memoria. Nella rete, insomma, inconsapevolmente siamo intrappolati ed è dura, poi, uscirne.

Abbiamo detto delle suggestioni a cui si affida Agnoloni. Ma c’è anche una forte lettura politica: la rete domina e controlla la nostra esistenza, condiziona il nostro tempo, i nostri pensieri, e poi la rete – si sa – appartiene ai padroni del mondo. Che però un bel giorno “rompono il mostro-giocattolo”: la vicenda parte infatti da un tentato colpo di stato da parte di una multinazionale europea delle telecomunicazioni.

Agnoloni è stato il primo, abbiamo detto. Il tema “internet-versione-kafkiana”, adesso, propone altri lavori, altri autori, a cominciare da Don De Lillo che con Il silenzio prospetta un blackout digitale, al bravo giallista Valerio Varesi che ne L’ora buca racconta di un’Agenzia che usa la rete come macchina del fango per distruggere gli avversari politici.

Ma torniamo ad Agnoloni. Ha scritto un libro forse profetico, ma che – di sicuro – ci racconta anche quanto stiamo vivendo, forse senza averne contezza, e ci indica una via d’uscita: che è dentro di noi.

Scrittore e traduttore, Giovanni Agnoloni è nato a Firenze nel 1976. Ha pubblicato il romanzo psicologico Viale dei tramonti (Arkadia 2019) e il libro di viaggio Berretti Erasmus. Peregrinazioni di un ex studente nel Nord Europa (Fusta, 2020). Alcuni romanzi della quadrilogia Internet. Cronache della fine – ripubblicati quest’anno da Galaad in un’unica edizione di 584 pagine – sono stati tradotti in spagnolo e polacco. Come saggista, ha scritto, curato e tradotto diversi libri sulle opere di J.R.R. Tolkien.

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