Un giallo che fa respirare atmosfere di Roma e anche profumi della cucina romana, ma non solo: l’ambientazione coeva si salda con la storia e le leggende della città eterna.

Si chiama “mola salsa”. Veniva preparata dalle Vestali in occasione dei sacrifici con farro macinato, sale e acqua. Le focaccine venivano poi sbriciolate e cosparse sulle vittime, da cui il termine immolare.

È il fiume Tevere, con i suoi senzatetto e i riti pagani della Roma imperiale, il grande protagonista del libro di Laura Costantini e Loredana Falcone, Tutte feriscono, l’ultima uccide, Edizioni Il Vento antico. Si tratta di un romanzo un po’ corale e un po’ no. I protagonisti sono infatti Monica, la giovane che disperatamente cerca tra i clochard il padre scomparso, il luogotenente dei carabinieri Vergassola e l’attempato giornalista Nemo Rossini, che a volte sta in disparte, ma quando emerge si intuisce che il vero protagonista è lui.

«Che fa ‘sta Roma?»

«Speriamo che perde. Io so’ d’a Lazio.»

«E ce l’avevi infatti la faccia da burino. Damme n’antro panino e famme er conto.»

Non si cura d’essere sovrappeso, Nemo Rossini, che, quindi, ama l’amatriciana (“libera la testa dei pensieri” sostiene), fuma la pipa come Maigret ma, a differenza di Maigret, vive in una pensione perché la moglie lo ha mollato. Come giornalista, poi, è piuttosto strano.

La notizia e basta. Lui la fiutava, la cercava, la stanava. Poi l’abbandonava. E si sentiva libero.

Il punto di partenza del libro è il Tevere, da dove, improvvisamente, cominciano ad affiorare cadaveri di alcuni senzatetto.

Uno è un caso, due una fatalità, quattro fanno una maledizione.

Non si tratta di suicidi perché questi cadaveri hanno qualcosa in comune: quando vengono ripescati vestono una tunica bianca e, successivamente, l’autopsia chiarirà che sono stati tutti drogati con l’assenzio. Per risalire ai colpevoli, la coppia formata dal luogotenente Quirino Vergassola e da Nemo Rossini, giornalista un po’ sfigato vista l’età e il fatto che lavora per una testata che sopravvive vendendo diecimila copie, dovranno risalire al mito di Vesta, tornato alla vita dopo 1618 anni.

Un ottimo giallo, insomma, con escursioni storiche, frutto di studi approfonditi, che è un po’ il metodo di lavoro di Laura Costantini e Loredana Falcone, cinquantenni romane che scrivono a quattro mani dai tempi del liceo (ma lo fanno gomito a gomito, mai utilizzando mail o chat).

Il libro che uscì nel 2010 per Historica (per la verità con un titolo più appropriato e bello: Fiume Pagano) è stato ristampato da Il Vento Antico Edizioni. La coppia di scrittrici, che vanta una notevole produzione non solo di gialli (tra tutti, ricordiamo l’ottimo libro Il puzzle di Dio GoWare edizioni), ha sempre pubblicato solo e soltanto per la piccola editoria, ma meriterebbe – e Tutte feriscono, l’ultima uccide ne è l’ennesima conferma – palcoscenici più ampi.

Articolo Precedente

Jonathan Franzen, la grande attesa per Crossroads non ha deluso le aspettative

next
Articolo Successivo

L’appello degli archeologi a Chi l’ha visto: “Aiutateci a trovare le pitture rubate dalla necropoli etrusca di Tarquinia nel 1963”

next