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Migranti, Sea Eye 4 verso Lampedusa con a bordo 800 persone: nella notte salvate 400 in acque maltesi

Le ong riferiscono di essere intervenuti in aiuto a una barca di legno di due piani con una falla nello scafo da cui entrava acqua
Migranti, Sea Eye 4 verso Lampedusa con a bordo 800 persone: nella notte salvate 400 in acque maltesi
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Nella notte fra il 3 e il 4 novembre le navi delle ong tedesche Sea Eye e Rise Above hanno soccorso 400 persone in acque maltesi. Si trovano ora sulla Sea Eye 4, che trasportava già altri 400 salvati nei giorni scorsi. La nave sta procedendo verso Lampedusa. “È una vergogna che Malta abbia ignorato le chiamate di aiuto”, affermano le ong che riferiscono di essere intervenuti in aiuto a una barca di legno di due piani con una falla nello scafo da cui entrava acqua: diverse persone erano in mare senza salvagente e sono state recuperate prima che affogassero. L’evacuazione dell’imbarcazione è stata completata solo dopo la mezzanotte.

La nave Mare Jonio di Mediterranea, ormeggiata in cantiere a Chioggia (Venezia), ha lanciato un appello alle autorità italiane chiedendo un intervento. Una persona, che aveva perso conoscenza, fa sapere Mediterranea, è stata rianimata nel corso delle operazioni. “Nonostante il barcone in pericolo si trovasse in acque internazionali in zona Sar (Search and Rescue, ndr) di competenza maltese, e Alarm Phone avesse segnalato il caso fin dalla mattina di ieri, mercoledì, aggiornando continuamente sulla posizione e le condizioni della barca – è l’accusa – le Autorità di Malta hanno ignorato le richieste di intervento di emergenza. E solo la presenza e l’attivazione delle navi della società civile europea hanno evitato un naufragio con centinaia di potenziali vittime”.
“Chiediamo che il Governo Italiano, insieme agli altri Stati membri e alle Istituzioni Europee, di fronte alle persone in fuga dall’inferno libico e all’attuale situazione in mare”, è l’appello di Mediterranea, “Considerino l’urgente ripristino di una missione Sar nel Mediterraneo centrale con l’impiego delle navi disponibili della Guardia Costiera e della Marina Militare”.

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