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Partite Iva danneggiate dal Covid, troppi paletti: solo 92mila le domande di esonero contributivo. In testa avvocati e medici

Della misura, per cui è previsto un tetto di 3mila euro a persona, possono beneficiare solo gli autonomi con redditi sotto i 50mila euro che nel 2020 hanno subito un calo di fatturato almeno del 33% rispetto all'anno prima. Quattromila le richieste destinate a rimanere inevase per mancanza dei requisiti
Partite Iva danneggiate dal Covid, troppi paletti: solo 92mila le domande di esonero contributivo. In testa avvocati e medici
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Poco più di 92mila. A un giorno dalla scadenza fissata per il 2 novembre, è questo il numero di domande per usufruire dello ‘sconto’ sui versamenti del 2021 arrivate alle Casse previdenziali dalle partite Iva danneggiate dal Covid. Numeri che testimoniano come l’esonero contributivo, introdotto dalla Legge di Bilancio per il 2021 con una dotazione da un miliardo di euro, abbia riscosso poco successo presso i professionisti. Senza contare che la cifra è destinata ad abbassarsi ulteriormente viste le quasi 4mila richieste che saranno invalidate per mancanza dei requisiti.

Attualmente sono circa 25mila le richieste pervenute dagli avvocati alla Cassa forense, 23.410 quelle inviate da medici e dentisti all’Enpam, poco più di 11mila quelle di architetti e ingegneri a Inarcassa e circa 2.700 quelle dei commercialisti. A seguire, la Cassa geometri conta 8.367 domande, di cui ammissibili 6.750, l’Enpab ne ha ricevute 10.142 dai biologi, di cui valide poco più di un quinto, l’Enpap ne computa 5.500 dagli psicologi, mentre all’Epap, cui fanno riferimento agronomi e forestali, geologi, chimici, fisici e attuari ha comunicato 989 istanze, di cui 964 accoglibili. Inoltrate, poi, dalle 1.000 richieste in giù a Inpgi (giornalisti), Enpav (veterinari), Cnpr (ragionieri), Eppi (periti industriali), Enpapi (infermieri) ed Enpaf (farmacisti).

Svariati i motivi per cui la misura rischia di coprire i bisogni di una fetta così ristretta di lavoratori autonomi. Il taglio dei contributi riguarda solo il soggettivo e la maternità (non anche l’integrativo che resta a carico del cliente), ha un limite massimo di 3mila euro ed è concesso a fronte di condizioni stringenti: per beneficiarne occorre infatti percepire un reddito sotto ai 50mila euro, aver subito nel 2020 un calo del fatturato o dei corrispettivi di almeno il 33% rispetto al 2019 e aver versato la contribuzione pregressa senza interruzioni o comunque mettersi in regola entro il 2 novembre. Inoltre, non potranno usufruire dell’esonero i titolari di contratto di lavoro subordinato, circostanza che esclude, ad esempio, avvocati e notai ma coinvolge comunque migliaia di altri soggetti con incarichi a tempo determinato poco remunerati.

Nel frattempo, anche alla luce di queste limitazioni, l’Associazione delle Casse ha avanzato una proposta al governo: dirottare parte dei risparmi della norma sul disegno di legge per il rinvio delle scadenze per il professionista malato o infortunato. Il testo, di cui primo è firmatario il senatore di Fratelli d’Italia Andrea de Bertoldi, si trova infatti a palazzo Madama senza copertura finanziaria.

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