La primavera scorsa, per rafforzare una campagna vaccinale a singhiozzo, tra ritardi di consegna dei vaccini autorizzati e incognite sugli altri candidati, il commissario all’industria europeo, Thierry Breton, chiama a raccolta le aziende di tutta Europa per chiedere rinforzi alla filiera. Anche l’Italia si dice pronta.

È il 4 marzo 2021. Il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti lancia il piano di produzione di vaccini made in Italy, da realizzarsi nel nostro Paese in tempi rapidi. Obiettivo ambizioso: indipendenza vaccinale entro l’anno.

Sul piatto si mettono anche i soldi: 200 milioni di euro sono sbloccati subito nel decreto sostegni “per interventi di ricerca e riconversione industriale nella produzione di vaccini”. Altri finanziamenti, fino a 400 milioni, nel decreto sostegni bis.

Cosa resta dei proclami del governo? Dei quattro vaccini contro il Covid finora autorizzati in Europa, nessuno è fabbricato in Italia a partire dal principio attivo. Da noi, si fa l’ultima parte della filiera, quella che in gergo tecnico si chiama “fill and finish”, cioè la fase di infialamento e confezionamento.

“Quella dell’infialamento non è alta tecnologia. Quindi l’Italia non ha voce in capitolo sulla parte produttiva. La parte produttiva rimane in capo al produttore”. Per Guido Rasi – microbiologo, ex direttore dell’EMA intervistato da Daniela Cipolloni – “la capacità produttiva dell’Italia è zero”.

PresaDiretta, “La fabbrica dei vaccini”, lunedì 11 ottobre alle 21.20 su Rai 3. Un reportage di Riccardo Iacona, Daniela Cipolloni, Marianna De Marzi, Raffaele Manco e Lorenzo Calanchi.

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