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Salone del libro di Torino, Fassino torna a processo: la corte d’Appello accoglie il ricorso della procura e annulla il proscioglimento

I giudici hanno ribaltato la decisione del gup che, nell’ottobre del 2020, aveva prosciolto l’ex sindaco, l’ex assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Antonella Parigi, e altre 4 persone dall’accusa di turbata libertà di scelta del contraente in relazione al contratto firmato con Gl Events, la società che gestisce il Lingotto, per la gara del 2015
Salone del libro di Torino, Fassino torna a processo: la corte d’Appello accoglie il ricorso della procura e annulla il proscioglimento
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Dopo il proscioglimento in primo grado, Piero Fassino torna a processo per la vicenda del Salone del libro di Torino. La Corte d’Appello del capoluogo piemontese ha ribaltato la decisione del gup che, nell’ottobre del 2020, aveva prosciolto l’ex sindaco, l’ex assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Antonella Parigi, e di altre 4 persone dall’accusa di turbata libertà di scelta del contraente in relazione al contratto firmato con Gl Events, la società che gestisce il Lingotto, per l’organizzazione dell’edizione 2015. Sulla decisione del gup la procura aveva presentato ricorso e oggi la Corte d’appello ha rinviato a giudizio i sei. Il processo è stato fissato per il prossimo 27 gennaio.

Oltre a Fassino e Parigi, il provvedimento dei giudici riguarda l’ex patron della kermesse culturale Rolando Picchioni e l’ex presidente Giovanna Milella (che subentrò a Picchioni nel 2015) . I proscioglimenti erano stati pronunciati il 2 ottobre 2020 al termine di una delle udienze preliminari. I rinvii a giudizio (compresi quelli di Fassino, Picchioni e Milella) erano stati in tutto 17. Ma su un aspetto la gup Ersilia Palmieri aveva deciso di non procedere a carico dell’ex primo cittadino: i presunti retroscena del contratto stipulato con la società Gl Events per l’organizzazione dell’edizione 2015 del Salone.

Il pm Gianfranco Colace si è rivolto alla Corte d’appello. Il ragionamento seguito dalla giudice, a suo parere, era viziato da una serie di considerazioni poco convincenti sul grado di “consapevolezza” dei protagonisti della vicenda. Ora sarà un processo a stabilire chi ha ragione. “Prendiamo atto della decisione della Corte di Appello e ribadiamo che l’onorevole Fassino ha sempre operato nella piena correttezza e nel rispetto della legge affidandosi ai pareri tecnici dei consulenti nominati dalla Fondazione del Salone del Libro. Siamo convinti che il dibattimento lo dimostrerà”, dichiarano gli avvocati Francesca Violante e Nicola Gianaria, legali dell’esponente dem.

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